S:1 – Ep.7
Cher Ami è una persona qualunque.
Beh, ad essere onesti, questa volta, definire Cher Ami una persona qualunque risulta difficile; creduto maschio fino alla fine, Cher Ami venne insignita con la Croce di guerra e la medaglia Oak Leaf Cluster per i suoi eroici servizi resi nel 1918, al suo ritorno negli Stati Uniti.
Prima però di parlare di Cher Ami, dobbiamo obbligatoriamente raccontare la storia della 77° Divisione dell’esercito Usa, impegnata nella battaglia delle Argonne nella sua seconda fase ad ottobre 1918, verso la fine della prima guerra mondiale e di quello che gli successe che gli valse il soprannome di “il battaglione perduto”.
L’offensiva dell’Argonne avvenne tra il 26 settembre e l’11 novembre 1918, lungo il Fronte occidentale della prima guerra mondiale.
Questo fa parte dell’offensiva dei cento giorni, nella quale gli eserciti alleati costrinsero alla ritirata i tedeschi e riconquistarono gran parte del territorio francese occupato dall’Impero tedesco.
L’offensiva venne condotta principalmente dalle forze statunitensi dell’American Expeditionary Forces guidato dal generale John J. Pershing che, peraltro, mostrarono gravi carenze tattiche e mancanza di esperienza; i ripetuti attacchi frontali vennero respinti dalle forze tedesche schierate a difesa sulla cosiddetta Linea Crimilde dove fino al 1 novembre 1918 gli americani furono praticamente bloccati.
L’offensiva delle Argonne costò pesanti perdite al corpo di spedizione statunitense e costituisce ancora oggi la battaglia della storia in cui le truppe americane subirono il maggior numero di morti e feriti.
L’attacco iniziò alle 5:30 del 26 settembre con risultati alterni: il V e il III Corpo incontrarono notevoli difficoltà nell’avanzare, a causa dell’inesperienza, alcuni non raggiunsero l’obbiettivo a causa della formidabile resistenza tedesca e fu praticamente fermata nella sua avanzata, ma il giorno successivo, il 27 settembre, la maggior parte delle compagnie iniziarono ad avere successo.
Il 29 settembre furono dispiegate 6 divisioni tedesche per contrastare l’avanzata americana, ma furono respinti dalla 35ª divisione, dal 128º battaglione e dalla 129ª batteria da campagna comandata da Harry Truman.
Nonostante i successi americani, la resistenza tedesca era accanita; la 35ª divisione statunitense subì gravi perdite, molti dei suoi ufficiali caddero ma, nonostante lo sbandamento, riuscì ad avanzare di 9 km in profondità nelle linee tedesche fino a Somme-Py e a nord-ovest di Reims (la battaglia di Saint-Thierry).
Congiuntamente i progressi francesi furono più ampi e favoriti dal campo di battaglia, più aperto e largo delle fitte e difficili foreste delle Argonne.
La seconda fase della battaglia iniziò il 4 ottobre; durante i primi attacchi, nella sua veloce avanzata contro i tedeschi, la 1ª divisione germanica creò un vuoto nelle linee nemiche, ed è in questa fase che si andò a delineare la vicenda del “battaglione perduto”.
Questo battaglione della 77ª divisione rimase scollegato dalle linee amiche e bloccato in postazioni avanzate nelle Argonne a causa dell’attacco subito che isolò due reggimenti e un battaglione americani.
Durante l’offensiva, lanciarono una serie di sanguinosi assalti frontali per sfondare le linee tedesche, principalmente lungo la Stellung Kriemhilde della Linea Hindenburg tra il 14 e il 17 ottobre.
Alla fine del mese, le truppe statunitensi erano avanzate di circa 16 km, e avevano conquistato la foresta delle Argonne, mentre sulla loro sinistra i francesi avanzarono di una trentina di km.
Ma il battaglione perduto?
Il 3 ottobre 1918 il maggiore Charles Whittlesey e altri 500 soldati rimasero intrappolati in una piccola depressione su un lato della collina dietro le linee nemiche senza cibo, munizioni e sotto il fuoco amico delle truppe alleate le quali non conoscevano la loro posizione.
Circondati dalle forze tedesche, molti membri della divisione vennero uccisi e feriti durante i primi due giorni della battaglia, solo 194 di loro sopravvissero.
Vedendosi completamente isolato dalle truppe amiche, e sotto stretto assedio nemico, Whittlesey cercò di comunicare utilizzando dei messaggi spediti attraverso piccioni viaggiatori.
Durante la prima guerra mondiale i piccioni viaggiatori erano molto usati.
Grazie alla loro affidabilità e alla capacità di attraversare inosservati intere aree, venivano utilizzati per consegnare messaggi tra truppe che non avrebbero potuto comunicare altrimenti.
I piccioni riescono a localizzare un punto esatto d’arrivo perché hanno la genetica propensione all’orientamento geomagnetico, in altre parole hanno una potente bussola interna, molto più complessa di quella umana, in grado di percepire il campo magnetico terrestre che, aggiunto allo spiccato olfatto che gli consente di riconoscere gli odori tipici del suo nido d’origine, li rende quasi infallibili nel raggiungerlo.
Ma la loro sorte ben presto fu segnata: i tedeschi venuti a conoscenza della strategia, iniziarono a sparare a tutti i piccioni intercettati, consapevoli del fatto che potevano portare informazioni importanti.
Durante l’offensiva sulle Argonne vennero utilizzati 442 piccioni che portarono 403 messaggi.
È stato calcolato che durante il corso della Grande Guerra il 95% dei piccioni portò a termine la missione.
Il maggiore Charles White Whittlesey lo sapeva e liberò il primo volatile che riportava il messaggio “Many wounded. We cannot evacuate” (“Molti feriti. Non possiamo ritirarci”) ma fu immediatamente abbattuto.
Venne quindi spedito un secondo uccello con il messaggio “Men are suffering. Can support be sent?” (“Gli uomini stanno soffrendo. Potete darci supporto?”) ma anche quest’ultimo venne ucciso prima di giungere a destinazione.
Ne rimaneva solamente uno e si chiamava Cher Ami.
Cher Ami (Caro Amico in francese) è stato un esemplare femmina di piccione donato da un gruppo di amatori alla divisione Signal Corps che venne successivamente addestrato dai “pigeoneers” dell’Esercito degli Stati Uniti d’America operativa in Francia durante la prima guerra mondiale.
Cher Ami venne inviata con una nota nell’astuccio agganciato alla zampa sinistra:
«We are along the road parallel to 276.4. Our own artillery is dropping a barrage directly on us. For heaven’s sake, stop it»
«Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate 276,4. La nostra stessa artiglieria sta effettuando uno sbarramento proprio sopra di noi. Per l’amor di Dio, fermatevi»
Quando Cher Ami spiccò il volo, i tedeschi la videro sbucare dai cespugli e aprirono il fuoco; per alcuni istanti Cher Ami volò schivando le pallottole a lei dirette, ma venne colpita.
Nonostante fosse ferita, la volatile riuscì ugualmente a recapitare il messaggio al quartier generale della divisione percorrendo 40 km in soli 65 minuti.
Cher Ami effettuò con successo la consegna nonostante le ferite riportate al petto e all’occhio, giungendo a destinazione completamente ricoperta di sangue e con una zampa quasi del tutto staccata dal corpo ma grazie al suo aiuto i 194 uomini ancora vivi della 77ª riuscirono a salvarsi.
Al 31 ottobre gli americani erano avanzati di una quindicina di chilometri e sulla loro sinistra i francesi di una trentina, raggiungendo il fiume Aisne.
Gli americani si trovarono di fronte in tutto circa 31 divisioni tedesche in questa fase, ma la spinta alleata non si fermò, vennero catturate le difese tedesche permettendo alle truppe francesi di attraversare il fiume Aisne, da dove avanzarono catturando Le Chesne .
Negli ultimi giorni i francesi conquistarono l’obbiettivo primario, ossia il nodo ferroviario di Sedan, e il 6 novembre le forze americane liberarono i territori tutt’intorno.
Cher Ami divenne l’eroina della 77° divisione.
I medici dell’esercito riuscirono a salvarle la vita ma furono costretti ad amputarle la zampa ferita, così le costruirono una protesi utilizzando dei piccoli pezzi di legno.
Quando terminò la convalescenza e fu di nuovo in forze per volare, Cher Ami venne caricata su una nave diretta verso gli Stati Uniti d’America alla presenza del generale John Pershing in persona.
Al suo arrivo negli Stati Uniti d’America, Cher Ami fu considerata uno dei più grandi eroi americani della Grande guerra.
Venne insignita con la Croce di guerra e la medaglia Oak Leaf Cluster per i suoi eroici servizi di consegna messaggi.
Si calcolò infatti che durante i suoi dodici viaggi compiuti da Verdun a Rampont riuscì a recapitare con successo ogni comunicazione percorrendo una distanza media di 30 chilometri in un tempo di 24 minuti.
L’offensiva delle Argonne contribuì alla sconfitta finale dell’esercito germanico, ormai dissanguato e demotivato, con vari problemi interni al paese che si ripercuotevano anche tra le file dell’esercito.
Nonostante lo sbandamento morale degli avversari, gli alleati con questa ultima offensiva non riuscirono comunque a cacciare i tedeschi dalla Francia, né a distruggerli completamente: all’11 novembre, giorno dell’Armistizio di Compiègne, i tedeschi, con le truppe ancora sotto le armi, le trincee piene di uomini, le artiglierie in posizione e i soldati sul suolo francese e belga, si sentirono traditi da coloro che avevano consegnato la vittoria agli Alleati al tavolo dei negoziati.
Cher Ami morì a Fort Monmouth nel New Jersey il 13 giugno 1919 a causa delle ferite ricevute in battaglia.
Il suo corpo fu imbalsamato e conservato presso lo Smithsonian Institution, successivamente trasferito nel National Museum of American History dove è attualmente esposto.
Cher Ami fu sempre ritenuta un maschio; solo durante la procedura di imbalsamazione si scoprì che era in realtà di sesso femminile, infatti nei documenti di guerra veniva sempre indicata al maschile e questo errore di genere continua ancora oggi su molti testi di storia militare.
Ma questa, è un’altra storia.
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