Sigmund Freud – Il padre della psicoanalisi

S:2 – Ep.37

Sigmund Freud è una persona qualunque.

Sigismund Schlomo Freud nacque a Freiberg, nella regione austriaca della Moravia nel 1856, secondo figlio di Jacob Freud e della sua terza moglie Amalia Nathanson proveniente da Leopoli.

Nel 1877, a 21 anni, Sigismund abbreviò il suo nome in Sigmund, con il quale sarà conosciuto poi da tutti. Il giovane Sigmund non ricevette dal padre un’educazione tradizionalista, eppure già in giovanissima età si appassionò alla cultura e alle scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia.

Questi interessi lasciarono notevoli tracce nella sua opera, anche se Freud divenne presto ateo e avversò tutte le religioni, come lui stesso ben esplica nel suo L’avvenire di un’illusione.

Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemite e ciò costituì per lui un ostacolo, che non riuscì però a limitare la sua libertà di pensiero, dalla madre e dal padre ricevette i primi rudimenti, poi fu iscritto ad una scuola privata e dall’età di nove anni frequentò con grande profitto per otto anni l’Istituto Superiore “Sperl Gimnasyum”.

Sino alla maturità, conseguita a diciassette anni, dimostrò grandi capacità intellettuali tanto da ricevere una menzione d’onore e nel 1873 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Vienna, rettore Karl von Rokitansky.

Durante il corso di laurea maturò una crescente avversione per gli insegnanti che considerava non all’altezza; offeso per essere discriminato in quanto ebreo, sviluppò un senso critico che, di fatto, ritardò l’ottenimento della sua laurea in Medicina e Chirurgia.

Successivamente lavorò nel laboratorio di zoologia diretto da Ernst Wilhelm von Brücke e prese contatto con il darwinismo ma il lavoro di ricerca non lo soddisfaceva e dopo due anni cambiò lavoro e conobbe Brücke, nell’Istituto di fisiologia, dove condusse importanti ricerche nel campo della neuro-istologia degli animali e dove dimostrò che gli elementi cellulari del sistema nervoso degli invertebrati sono morfologicamente identici a quelli dei vertebrati.

Freud lasciò l’istituto dopo sei anni di permanenza anche se le ricerche effettuate gli assicuravano una carriera nel settore, era animato da grande ambizione e valutava troppo lenti i successi conseguibili in quel campo.

L’aspirazione all’indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica clinica, lavorando per tre anni presso l’Ospedale Generale di Vienna con pazienti affetti da turbe neurologiche.

Questa disciplina, molto più remunerativa, gli avrebbe permesso di sposare Martha Bernays, parente del celebre spin doctor Edward Bernays con il quale Sigmund Freud ebbe una cospicua corrispondenza epistolare, fu mentre lavorava in questo ospedale, nel 1884, che Freud cominciò gli studi sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta ai più.

Scoperto che la cocaina era utilizzata dai nativi americani come analgesico, la sperimentò su se stesso osservandone gli effetti stimolanti e privi, a suo dire, di effetti collaterali rilevanti.

La utilizzò in alternativa alla morfina per curare un suo caro amico divenuto morfinomane in seguito ad una lunga terapia del dolore, ma la conseguente instaurazione della dipendenza da essa, più pericolosa della morfina, fece scoppiare un caso che costituì una macchia nella sua carriera.

Il caso, che ebbe numerosi episodi paranoidei, nonché allucinazioni e deliri, spinsero il medico a pubblicare il saggio: “Osservazioni sulla dipendenza e paura da cocaina” e dopo la pubblicazione smise di farne uso e di prescriverla.

Nel 1885 ottenne la libera docenza e ciò gli assicurò facilitazioni nell’esercizio della professione medica, la notorietà e la stima dei colleghi gli permisero una facile carriera accademica, sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario.

Nel biennio 1885-1886 iniziò gli studi sull’isteria e con una borsa di studio si recò a Parigi, dove era attivo Jean-Martin Charcot, questi, sia per i suoi metodi che per la sua forte personalità, suscitò notevole impressione sul giovane Freud.

Le modalità di cura dell’isteria attraverso l’ipnosi, insegnatagli da Charcot, furono applicate da Freud dopo il rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti, tanto da attirarsi le critiche di numerosi colleghi, nel frattempo il matrimonio con Martha Bernays era stato più volte rimandato a causa di difficoltà che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13 maggio 1886, riuscì a sposarsi, visse l’avvenimento come una grossa conquista.

L’8 dicembre 1887 fu iniziato nel B’nai B’rith di Vienna (un anno dopo la sua fondazione) con una conferenza sui sogni che anticipava di due anni l’uscita dell’Interpretazione dei sogni, fu accolta con entusiasmo e rimase legata alla loggia per tutto il resto della sua vita.

Lo stesso anno nacque la prima figlia, Mathilde, seguita da altri cinque figli, di cui l’ultima, Anna, diventò un’importante psicoanalista.

Nel 1886 iniziò l’attività privata aprendo uno studio a Vienna; utilizzò le tecniche allora in uso, quali le cure termali, l’elettroterapia, l’idroterapia e, tecnica in uso dal 1700 ritenuta in grado di agire sul sistema nervoso, ma priva di risultati apprezzabili, la magnetoterapia.

Utilizzò allora la tecnica dell’ipnosi e, per migliorare la stessa, compì un altro viaggio in Francia, a Nancy, ma non ottenne i risultati che si aspettava.

Freud era professore di neuropatologia, e le teorie sulla psicoanalisi avevano poca eco e considerazione nella scuola di medicina dell’epoca, una chiave di volta nel processo evolutivo delle teorie di Freud fu l’incontro con Josef Breuer – importante fisiologo che poi, in diverse circostanze, sostenne Freud anche finanziariamente – intorno al caso di Anna O..

Breuer curava l’isteria della paziente attraverso l’ipnosi nel tentativo di guarirla da sintomi invalidanti tra i quali un’idrofobia psicogena, nacquero così le prime intuizioni sui ricordi traumatici.

Generalmente si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione di un sogno scritta da Freud, un suo sogno della notte tra il 23 e il 24 luglio 1895, riportato anche ne L’interpretazione dei sogni come “il sogno dell’iniezione di Irma”.

La sua interpretazione rappresentò l’inizio dello sviluppo della teoria freudiana sul sogno, l’analisi dei sogni segna l’abbandono del metodo ipnotico utilizzato in quella fase del suo sviluppo, che a ragione si può definire l’inizio della psicoanalisi.

Sebbene oggi la paternità del metodo psicoanalitico sia attribuita a Freud, egli, nella prima conferenza a Boston, riconobbe che l’eventuale merito non sarebbe spettato a lui, bensì al dottor Joseph Breuer, il cui lavoro è antecedente agli studi di Freud e ne costituisce il punto di partenza.

La voce più autorevole che si assume il compito di riflettere sul rapporto tra la civiltà occidentale e la guerra è proprio quella di Sigmund Freud, anche il padre della psicoanalisi non era rimasto immune dal turbine di patriottismo che aveva attraversato l’Europa in quel periodo.

Ma un solo anno di guerra gli era stato sufficiente per rielaborare una lettura più distaccata degli avvenimenti in un brevissimo scritto, intitolato Caducità (del 1915), nel quale egli coglie tutta la complessità e la drammaticità del problema.

Per Freud la guerra fa cadere definitivamente l’illusione che il processo di civilizzazione si sia sedimentato nell’animo e nel comportamento degli uomini: al contrario, è sufficiente che lo stato consenta e obblighi i cittadini all’uso legittimo della violenza affinché riemergano le più violente pulsioni aggressive.

Freud affida le proprie riflessioni sulla guerra a un saggio del 1915, Considerazioni sulla guerra e sulla morte, nel quale approfondisce il rapporto tra l’attività pulsionale e l’aggressività.

Quando nel 1933 Hitler prese il potere in Germania, le origini ebraiche di Freud costituirono un problema, nello stesso anno, il suo nome entrò nella lista di autori le cui opere dovevano essere distrutte.

La situazione diventò seria a partire dal 1938, anno in cui l’Austria venne annessa al Terzo Reich, la figlia Anna fu arrestata brevemente dalla Gestapo; i nazisti cominciarono a vessare Freud, che spesso dette loro somme di denaro per cacciarli da casa propria dove di frequente facevano irruzione, all’inizio si accontentavano di questo, ma presto la situazione divenne insostenibile.

Freud, privato intanto della cittadinanza austriaca e divenuto apolide, in pessime condizioni di salute, si preparò a lasciare Vienna pochi giorni dopo, accompagnato da Martha e da Anna che nel frattempo era stata rilasciata, partì per Londra dove avrà lo status di rifugiato politico.

Freud si era ammalato di carcinoma della bocca già negli ultimi anni viennesi, con il quale convisse per 16 anni e nonostante varie cure e ben 32 operazioni, alla fine dovette subire l’invasiva asportazione della mandibola, che lo costringerà a lavorare quasi esclusivamente in silenzio, effettuando sedute ascoltando solamente i pazienti e all’inserimento di una protesi.

Il 21 settembre 1939, Freud, consumato fra atroci sofferenze, sul letto di morte mormorò al dottor Max Schur, proprio medico di fiducia: «Ora non è più che tortura e non ha senso, ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita».

Freud si affidò al sentimento della figlia e il medico aumentò gradualmente la dose di oppiacei, morì due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno tranquillo che la morfina gli aveva provocato, la stessa morfina che aveva combattuto ma che abbracciò sul letto di morte, all’età di 83 anni.

Ma questa, è un’altra storia.

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