S:1 – Ep.26
Carl Großmann, Fritz Haarmann e Karl Denke sono tre persone qualunque.
Finiamo questo speciale sui serial killer della prima guerra mondiale, dopo essere stati con Landru in Francia, con Kiss in Ungheria e con Komarov in Russia con un tris inquietante accomunati dalla stessa nazione, i macellai tedeschi.
Carl Friedrich Wilhelm Großmann nacque a Neuruppin, una zona vicina a Berlino, il 13 dicembre del 1863; della sua infanzia non si sa molto.
Presumibilmente nacque in una famiglia poco abbiente, considerando che suo padre era un umile straccivendolo.
Già da piccolo per motivi sconosciuti sviluppò una spiccata tendenza al sadismo e alla perversione sessuale che lo portarono più volte a molestare e violentare i coetanei.
Dell’infanzia di Fritz Haarmann e Karl Denke si sa ancora meno di quella di Großmann, Haarmann nacque ad Hannover il 25 ottobre 1879 e Denke a Münsterberg l’11 febbraio 1860, ma di tutti e tre ancora oggi conosciamo bene come venivano chiamati per ciò che hanno fatto: Großmann era “il macellaio di Berlino”, Haarmann “il macellaio di Hannover” e Denke “il macellaio di Münsterberg”.
Großmann, Haarmann e Denke erano tre serial killer, erano tutti e tre tedeschi e tutti e tre con manie tragicamente simili e spaventosamente cruenti che gli fecero guadagnare pienamente il modo in cui erano stati etichettati.
Großmann, tra il 1879 e il 1895 visse come mendicante a Berlino e nel 1899 fu arrestato per crimini sessuali.
La sua prima vittima fu una bambina di 4 anni.
Dopo essere uscito dal carcere nel 1913 si trasferì in un piccolo appartamento nel povero e malfamato quartiere di Friedrichshain a Berlino, dove visse quasi tutta la sua vita.
Per tutti e tre, l’apice della loro attività fu durante il difficile clima della prima guerra mondiale in cui, ovviamente, la Germania era implicata in prima linea.
La guerra, qualunque essa sia, porta con sé un numero impressionante di problemi a tutte le nazioni coinvolte e in tutte, uno di questi problemi, è reperire beni di primissima necessità, come il cibo per sé e le proprie famiglie.
Le tasse imposte e gli espropri per nutrire i soldati al fronte lasciavano solamente le briciole ai cittadini comuni, briciole oltretutto molto care da acquistare e questo portò alla diffusione dell’illegalità, come, per esempio, il mercato nero del cibo.
Carl Großmann, a Berlino, aveva un modus operandi spinto dall’anima del predatore sessuale e dal proprio dissesto economico.
Dopo alcune bevute abbordava nei locali di infimo rango o alla stazione o in una piazza chiamata “Andreasplatz” delle prostitute; poi le portava nel suo appartamento e, dopo averci fatto sesso, le uccideva a colpi di ascia, le decapitava e infine le macellava.
I pezzi che gli sarebbero serviti più avanti li selezionava e conservava; il resto, composto in prevalenza da ossa, lo buttava in un canale, i “pezzi utili” venivano infine cucinati e usati per riempire dei panini che il giorno successivo avrebbe venduto vicino alla stazione.
I clienti li comperavano e li mangiavano: così facendo occultavano le prove; essendo inconsapevoli apprezzavano il sapore della carne e spesso chiedevano a Großmann dove l’avesse comprata, ma lui evitò di iniziare a fare discorsi pericolosi, solo alcune volte mentì, dicendo che la carne proveniva da alcuni fornitori.
Esaurita la carne e volenteroso di fare violenza, Großmann ricominciava.
Non tutta la carne che accumulava la dava ai clienti, ogni tanto la vendeva al mercato nero.
Inizialmente le sue vittime erano prostitute, poi passò ad adolescenti e ai bambini; infine arrivò ai cani e ai gatti.
Le prostitute, a differenza dei bambini, attiravano meno l’attenzione dell’opinione pubblica e della polizia, specialmente durante il periodo storico della Grande Guerra.
Gli omicidii iniziarono nel 1913 circa e finirono nell’agosto del 1921, 8 anni continui di omicidi.
Durante tutto questo periodo i vicini di Großmann, sebbene fossero spaventati da una presenza così tetra, introversa e misteriosa come la sua non sospettarono molto di lui, furono allertati solo quando videro che molte delle prostitute che entravano nel suo appartamento non ne uscivano più.
Fritz Haarmann aveva altri gusti, ma tranne questo futile particolare era uno stretto collega di Großmann.
Dal 1918 al 1924, per 6 anni, Haarmann commise almeno 24 assassinii, e forse oltre 27.
Le sue vittime erano “ragazzi di strada” che vagabondavano attorno alle stazioni ferroviarie: Haarmann li portava nel proprio appartamento, per poi ucciderli mordendoli alla gola in un atto di frenesia sessuale.
Durante il processo, si sparse la voce che avesse venduto la carne delle sue vittime al mercato nero spacciandola per maiale, ma non si trovarono prove concrete a suffragio di tale diceria, ma nemmeno prove che lo scagionasse veramente dall’averlo fatto.
Haarmann fu scoperto quando diversi resti ossei, che aveva scaricato nel fiume Leine, riemersero mentre Denke, il terzo macellaio, fu scoperto il 20 dicembre 1924, dopo aver ferito con un’ascia un vagabondo che aveva ospitato in casa sua, la polizia perquisì la casa trovando resti umani, carne sotto sale, pelle, grasso e denti in grossi recipienti, bretelle e lacci fatti in pelle umana e un registro contenente i dettagli di alcune decine di persone che Denke aveva assassinato e cannibalizzato nel corso degli anni.
La notizia del suo arresto scandalizzò la popolazione: Denke era conosciuto prima di allora per le sue opere di bene verso i poveri e i vagabondi del paese, a volte infatti li ospitava in casa dando loro vitto e alloggio senza pretese oppure elargiva abbondanti elemosine alla parrocchia.
Per questo veniva anche soprannominato “Padre Denke”.
La carne di alcune sue vittime era stata certamente venduta al mercato di Breslavia a basso prezzo, spacciata, anche in questo caso, per carne di maiale.
Come Haarmann e Denke, Großmann fu arrestato quando rapì un bambino che si trovava solo e lo violentò; poi lo lasciò andare ma senza prima minacciarlo di morte nel caso in cui avesse riferito il fatto a qualcuno.
Lo stesso giorno però il bambino tornò dai genitori e raccontò loro il fatto, che arrivò alle orecchie dei poliziotti.
Dal suo racconto raccolsero anche un identikit dell’aggressore e il modus operandi di quest’ultimo fu così collegato ad una serie di corpi ritrovati in un canale nello stesso periodo.
Le vittime in totale erano svariate decine, approssimativamente attorno alla trentina.
La polizia cominciò a fare interrogatori e ricerche, ma senza successo.
Il 21 agosto 1921 i vicini udirono dall’appartamento di Großmann alcune grida e forti rumori, che dopo pochi attimi cessarono, spaventati, decisero finalmente di chiamare le autorità.
La notte stessa gli agenti entrarono in casa sua: trovarono su un letto il cadavere di una prostituta morta da poco e diverse chiazze di sangue per la casa, che indicavano la presenza di almeno altre 3 persone, che però non trovarono, in quanto già cucinate e vendute.
La polizia, che finalmente aveva abbastanza prove, lo arrestò con l’accusa di omicidio di primo grado e lo portò in centrale.
Non confessò nulla agli agenti, ma fu ugualmente collegato alle ultime sparizioni e ai numerosi ritrovamenti, la soglia delle vittime sospettate si alzò così a 50.
Per i tre arrestati iniziarono gli iter giudiziari. Quello di Karl Denke fu molto breve, il giorno dopo il suo arresto, Denke, venne trovato impiccato nella sua cella d’isolamento e la verità dei fatti non poté essere completamente mai accertata.
La polizia lo ha comunque trovato colpevole di almeno 31 vittime, ma è fortemente sospettato di circa 40 omicidi in totale.
Per quanto riguarda Fritz Haarmann, a parte la tremenda crudeltà dei dettagli dei delitti che lo stesso ammise di aver commesso, scosse ancor più la società tedesca il coinvolgimento della polizia nel caso: Haarmann, che aveva precedenti penali per furto ed era stato in passato ricoverato in manicomio, era regolarmente usato dalla polizia come informatore, per cui era amico intimo di alcuni agenti che occasionalmente ricevevano da lui vestiti come “dono” e chiudevano un occhio sulla sua frequentazione di giovanissimi prostituti, l’omosessualità era illegale in Germania.
Haarman approfittò di tale ruolo presso la polizia adescando col ricatto nell’atrio della stazione di Hannover alcuni minorenni, vagabondi o prostituti fuggiti di casa, minacciando di denunciarli alle forze dell’ordine se non lo avessero accompagnato a casa sua.
Durante il processo Hans Grans, un giovane ladruncolo e prostituto, amante fisso e convivente di Haarman che rivendeva i vestiti delle vittime e per questo venne arrestato come complice di Haarmann, sostenne la sua estraneità ai crimini; il suo ruolo si sarebbe limitato a rivenderne gli abiti.
Ma Haarman lo denunciò quale complice in tutti i reati, riuscendo a convincere la giuria della sua colpevolezza.
Haarmann fu dichiarato capace di intendere e di volere, giudicato colpevole, condannato a 24 pene di morte, Grans ricevette inizialmente una condanna a morte per incitamento all’omicidio in un singolo caso.
Großmann fu processato anche lui ovviamente e il suo atteggiamento durante le udienze, definito “irritante”, non fece altro che rendere più lungo il processo e stizzire il pubblico.
Venne trovato colpevole di 26 omicidi dei 50 di cui era fortemente sospettato e condannato a morte.
Lui accolse il verdetto iniziando a ridere.
Carl Großmann, come Karl Denke, non poté mai essere giustiziato, in quanto si impiccò in cella il 5 luglio 1922, prima della data dell’esecuzione.
Aveva 58 anni.
Il suo suicidio, insieme all’assenza di una sua confessione, lasciò in sospeso il numero totale degli omicidii.
Fritz Haarmann fu decapitato il 15 aprile 1925, su pressione dell’opinione pubblica, la quale non avrebbe apprezzato che venisse semplicemente rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
Dopo l’esecuzione capitale di Haarmann, fu trovata una sua lettera che scagionava Grans completamente, e dichiarava: “Avete giustiziato un innocente”.
Questo condusse ad un nuovo processo che commutò la condanna di Grans a 12 anni di prigione.
Ma questa, è un’altra storia.
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