Il sultano Selim III formò l’armata Nizam-ı Jedid (lett. “Nuovo Ordine”) alla fine del XVIII secolo ed all’inizio del XIX secolo. Questo fu il primo serio tentativo di trasformare le forze militari ottomane in un esercito moderno. Tuttavia, il corpo Nizam-ı Cedid fu di breve durata, e si dissolse dopo l’abdicazione di Selim III nel 1807. Il sultano Mahmud II, successore e nipote di Selim III, proseguì nelle sue riforme, sciogliendo il corpo dei Giannizzeri nel 1826, e formò gli “Asakir-i Mansure-i Muhammediye” come un esercito moderno, nonché come il centro di tutto l’esercito turco-ottomano. Lo scioglimento dei Giannizzeri è conosciuto come Vaka-ı Hayriye (lett. “Incidente di buon auspicio”). In seguito l’Impero ottomano si rivolse alla Germania, che inviò numerosi ufficiali, consulenti militari e un gran numero di armi e strumenti moderni per riorganizzare, modernizzare e allineare agli eserciti europei quello turco.
La Russkaja imperatorskaja armija (russo: Русская императорская армия, scritto come ai tempi prima della Riforma dell’ortografia russa del 1917: Русская императорская армія) fu l’esercito dell’Impero russo attivo dal 1721 sino alla rivoluzione russa del 1917. A metà Ottocento, l’esercito russo era composto di 938.731 soldati regolari e da 245.850 irregolari (in gran parte cosacchi). Sino alla riforma militare di Dmitrij Miljutin del 1874, l’esercito russo non disponeva di caserme e circa un milione di soldati viveva nella propria casa o in capanne tradizionali. Allo scoppio della Grande Guerra, lo zar Nicola II nominò suo cugino, il granduca Nicola, comandante in capo dell’esercito. Alla mobilitazione, l’esercito russo contava 115 divisioni di fanteria, 38 divisioni di cavalleria con 7.900 cannoni (7.100 cannoni da campo, 540 mitragliatrici da campo e 257 cannoni pesanti). Ve n’erano solo 2 dotate d’ambulanza con 679 carri di soccorso. Le divisioni vennero ripartite come segue: 31 divisioni di fanteria e 10,5 di cavalleria operarono contro la Germania, 46 divisioni di fanteria e 18,5 divisioni di cavalleria operarono contro l’Austria-Ungheria, mentre 19,5 divisioni di fanteria e 5,5 di cavalleria vennero sfruttate per la difesa dei litorali del mar Baltico e del Mar Nero. A queste poi si assommavano 17 divisioni di fanteria e 3,5 di cavalleria che vennero trasportate dalla Siberia e dal Turkestan. La guerra a est iniziò con l’invasione russa della Prussia orientale e della Galizia. La prima si concluse con una secca sconfitta delle armate russe nella battaglia di Tannenberg, mentre nella battaglia di Galizia i russi raggiunsero importanti vittorie contro gli austro-ungarici. Ad ovest, il corpo spedizionista russo passò in Francia nel 1915.
L’Esercito imperiale giapponese (kyūjitai: 大日本帝國陸軍, shinjitai: 大日本帝国陸軍, rōmaji: Dai-Nippon Teikoku Rikugun, lett. “Esercito dell’Impero del Grande Giappone”) ha costituito la forza di terra del dell’Impero giapponese dal 1867 fino al 1945, anno della sconfitta nella seconda guerra mondiale. Incorporò anche una propria branca aerea, in quanto non esisteva un’aviazione come forza armata indipendente. L’Impero giapponese entrò in guerra nella Triplice intesa. Anche se furono fatti dei piani per inviare una forza di spedizione di 100 000 – 500 000 uomini in Francia, alla fine l’unica azione in cui il Giappone fu coinvolto fu l’attentamente pianificato e ben eseguito assedio di Tsingtao, una concessione tedesca in Asia, nel 1914.
La componente terrestre dell’Armata belga (in francese Composante terre, in olandese Landcomponent, in tedesco Landkomponente) è l’attuale denominazione dell’esercito del Belgio e parte integrante del suo sistema difensivo. Nel 2002 il governo decise di seguire l’esempio del Canada e impose una “struttura unica” alle forze armate fondendole nell’Armata. Come conseguenza, l’esercito belga cessò di esistere come forza armata autonoma, assumendo la denominazione attuale. Nel 1912 era stata autorizzata dal governo una grande organizzazione dell’esercito, che prevedeva un esercito totale di 350.000 uomini entro il 1926 – 150.000 nelle forze sul campo, 130.000 nelle guarnigioni delle fortezze e 70.000 di riserva e ausiliari. Allo scoppio della guerra questa riorganizzazione non era affatto completa e solo 117.000 uomini potevano essere mobilitati per le forze sul campo, con le altre armi altrettanto carenti. Il comandante in capo era re Alberto I, con il tenente generale Cavaliere Antonin de Selliers de Moranville come capo di stato maggiore generale dal 25 maggio 1914 al 6 settembre 1914, quando un regio decreto abolì la funzione di capo di stato maggiore dell’esercito. In questo modo il re si assicurò il controllo del comando. La forza nominale di una divisione variava da 25.500 a 32.000 uomini, con una forza totale di diciotto battaglioni di fanteria, un reggimento di cavalleria, diciotto mitragliatrici e quarantotto cannoni. Due divisioni (la 2ª e la 6ª) avevano ciascuna un reggimento di artiglieria aggiuntivo, per un totale di sessanta cannoni. La Divisione di Cavalleria aveva due brigate di due reggimenti ciascuna, tre batterie di artiglieria a cavallo e un battaglione ciclisti, insieme a unità di supporto; aveva una forza totale di 4.500 uomini con 12 cannoni, ed era – in effetti – poco più che una brigata rinforzata.
Il British Army (Esercito britannico) è la componente terrestre delle forze armate britanniche. Nacque nel 1707 con l’unificazione dei governi e delle forze armate di Inghilterra e Scozia nel Regno Unito di Gran Bretagna, incorporando reggimenti preesistenti dei due regni e quindi posto sotto il controllo del War Office di Londra. La Grande Guerra si dimostrò uno dei teatri bellici più devastanti per la storia militare britannica, lasciando sul campo circa ottocentomila morti e due milioni di feriti. Nella prima parte della guerra, le forze professionali dell’esercito britannico vennero coinvolte nelle principali battaglie sul continente tra cui la cruenta e logorante battaglia della Somme. L’avanzamento nelle tecnologie portò anche nel British Army all’uso del carrarmato, con la creazione del Royal Tank Regiment, e il progredire anche nel progetto dei velivoli, con la costituzione del Royal Flying Corps, che sarà decisivo nelle future battaglie. La guerra di trincea fu la strategia dominante del fronte occidentale, e l’uso dei gas chimici portò alla devastazione più totale.
L’imperiale e regio esercito era l’esercito comune dell’Impero austro-ungarico. Era detto in tedesco kaiserliche und königliche Armee (abbreviato in k.u.k. Armee) e in ungherese Császári és királyi hadsereg. L’imperiale e regio esercito fu costituito a seguito del compromesso del 15 marzo 1867 (Ausgleich), che suddivise in due realtà statali autonome i territori della corona d’Austria (Cisleitania) e quelli del Regno d’Ungheria (Transleitania). I due stati erano riuniti sotto la figura del capo dello Stato, imperatore d’Austria e re d’Ungheria, Francesco Giuseppe (1830-1916), il quale nella seconda metà del XIX secolo dedicò grandi attenzioni alle forze armate e le riorganizzò profondamente, per farne un apparato militare moderno e dotato di un’industria bellica all’avanguardia per i tempi. Le operazioni iniziali della prima guerra mondiale, iniziate con la mobilitazione dell’Esercito imperial regio unitamente alla Landwehr e alla Honvéd, videro le forze armate austro-ungariche dominare la situazione sul fronte serbo, dove la disparità di forze risolse rapidamente a favore dell’Austria le operazioni. Lo sconfitto esercito serbo, compreso il comandante in capo Radomir Putnik, affrontò una penosa ritirata attraverso la Bosnia venendo poi tratto in salvo in Montenegro dalla Regia Marina italiana nel 1916. Sul fronte russo, invece (teatro d’operazione che assorbì il 70% delle forze militari austro-ungariche) le truppe austro-ungariche furono presto in difficoltà. Le colossali armate russe, l’enormità degli spazi e lo scarso spirito combattivo di alcune nazionalità dell’impero trasformarono ben presto quella che era stata annunciata come una marcia trionfale in un sanguinoso scontro di attrito tra i belligeranti. In tarda estate cadde Przemyśl, principale caposaldo austro-ungarico in Galizia; sempre in Galizia, in autunno gli austriaci vennero duramente battuti da una formidabile controffensiva russa, a cui si aggiunsero le piogge e le nevicate a immobilizzare il fronte orientale.
Nell’agosto 1914, le forze armate francesi contavano 1.300.000 soldati. Durante la Grande guerra, l’esercito francese avrebbe richiamato 8.817.000 uomini, tra cui 900.000 soldati coloniali. Durante la guerra circa 1.397.000 soldati francesi vennero uccisi in azione, principalmente sul fronte occidentale. Sarebbe stato il conflitto più mortale nella storia francese. I generali principali erano: Joseph Joffre, Ferdinand Foch, Charles Mangin, Philippe Pétain, Robert Nivelle, Franchet d’Esperey e Maurice Sarrail. All’inizio della guerra, i soldati francesi indossavano ancora l’uniforme della guerra franco-prussiana del 1870, ma l’uniforme non era adatta alle trincee e così nel 1915 l’esercito francese sostituì l’uniforme, con l’elmetto Adrian che sostituiva il képi. Venne adottata un’uniforme con una capote, di colore blu orizzonte applicata alle trincee e un’uniforme per soldati coloniali color cachi.
Il Deutsches Heer conosciuto anche con il nome di Reichsheer (esercito nazionale), kaiserliches Heer (esercito imperiale) o Kaiserreichsheer (esercito dell’impero tedesco), fu l’insieme delle forze militari tedesche di terra operative tra il 1871 e il 1919, coincidenti con la nascita e la caduta dell’Impero tedesco. Fu creato ufficialmente il 29 luglio 1871 con il decreto Ordnung für Kriegsbundes Armee in Deutschland, emanato per ordine del cancelliere Otto von Bismarck. L’esercito tedesco combatté soprattutto durante la prima guerra mondiale, dimostrando disciplina, coesione e tenacia, riuscendo a resistere per quattro anni contro la superiore potenza numerica e materiale delle nazioni dell’Intesa. Le truppe furono in grado di combattere sul suolo nemico fino all’armistizio dell’11 novembre 1918 e rientrarono ordinatamente in patria dove furono accolte con gratitudine dai capi della nuova Germania repubblicana seguita alla caduta di Guglielmo II. L’esercito fu sciolto al termine della guerra e sostituito, secondo le clausole del Trattato di Versailles, dalla nuova Reichswehr. Il primo (ed ultimo) vero impiego del KDA fu nella guerra del 1914 – 1918, nel corso della quale l’esercito tedesco fu sempre il punto di forza principale della coalizione guidata dagli Imperi Centrali, ottenendo numerosi successi su tutti i fronti su cui fu impiegato e prestando aiuto con propri reparti ai suoi alleati. La capacità e la resistenza mostrata dalle truppe tedesche durante la Prima guerra mondiale, ha ricevuto riconoscimenti durante la guerra dagli stessi avversari e, dopo la guerra, dalla maggior parte degli storici e dagli specialisti; Basil Liddell Hart scrive, riguardo al comportamento dell’esercito tedesco in guerra, di “incomparabili doti di resistenza e di abilità” e di “impresa davvero epica, sia sotto l’aspetto militare che sotto quello umano”. L’esercito tedesco effettivamente riuscì per quattro anni a resistere alla grandi offensive alleate sul Fronte occidentale, sconfisse la Russia sul fronte orientale, e contribuì alle operazioni vittoriose contro Serbia, Romania e Italia. Nel 1918 peraltro le truppe tedesche diedero infine segno di cedimento del morale e di minore coesione, dopo il fallimento delle offensive di primavera, e la controffensiva alleata rinforzata dal continuo afflusso delle truppe americane, inesperte ma fresche e combattive. Negli ultimi mesi della guerra quindi l’esercito tedesco si trovò sull’orlo della sconfitta militare completa che fu evitata con la conclusione dell’armistizio mentre le truppe si trovavano ancora sul territorio franco-belga e continuavano ad opporre forte resistenza agli eserciti alleati. Le terribili perdite subite dalle forze armate tedesche furono inferiori solo a quelle subite dall’Impero russo (9.150.000 vittime), e ammontarono a 1.773.700 morti, 4.216.058 feriti e 1.152.800 tra prigionieri e dispersi, per un totale di 7.142.558 perdite.
La Marina ottomana (in ottomano: دونانمای همایون, Donanma-yı Humâyûn) fu la forza navale ai tempi della Sublime Porta, una delle maggiori potenze navali sulla Terra. Era impegnata in Mar Mediterraneo, Mar Nero, Mar Rosso, Golfo Persico e Oceano Indiano. L’armata ottomana è una parte importante della coscienza storica di molte nazioni quali la Francia, l’Algeria, la Tunisia e la Libia (che la vedono come loro alleata) o come Malta, l’Italia e la Spagna, che la vedono come un rivale (persino Miguel de Cervantes ha fatto parte della Lega Santa per combattere i Turchi nella terza battaglia di Lepanto nel 1571). Le immagini e gli attacchi della marina ottomana sono descritti sulle pareti di molti palazzi famosi dell’Europa, quali palazzo Pitti a Firenze e il palazzo del Doge a Venezia.
Durante la prima guerra mondiale venne rinforzata dalle navi tedesche SMS Goeben e SMS Breslau, rispettivamente un incrociatore da battaglia ed un incrociatore leggero che, braccate dalle forze alleate, raggiunsero Istanbul in quel momento neutrale e per evitare l’internamento vennero “donate” alla Sublime Porta continuando ad avere equipaggio e comandante tedeschi ma battendo da allora in poi bandiera turca. Nel pomeriggio del 10 agosto 1914 le due navi entrarono nello stretto dei Dardanelli. Vennero ricevute da una scorta d’onore, che le guidò all’interno del Mar di Marmara. Per ovviare ai limiti dello status di nazione neutrale dell’Impero Ottomano, la Germania trasferì le due navi alla Marina Ottomana il 16 agosto. Il 23 settembre, Souchon accettò il comando della Marina Ottomana. La Goeben fu ribattezzata Sultano Yavuz Selim e la Breslau, Midilli; i loro equipaggi tedeschi indossarono uniformi ottomane ed il fez. Le navi combatterono aspramente con il resto della flotta nel Mar Nero contro la marina imperiale russa, e oltre a vari scontri minori la Yavuz, scortata dalla Midilli, combatté la Battaglia di Capo Saryč, intercettando la Flotta del Mar Nero 17 miglia al largo della costa della Crimea, il 18 novembre, mentre tornava dal bombardamento della città turca di Trebisonda.
La Rossijskij Imperatorskij Flot in russo: Российский императорский флот è stata la marina militare dell’Impero russo. Viene considerata attiva nel periodo compreso tra il 1696 ed il 1917.
In totale tra il 1899 e il 1914 vennero varate 74 navi, di cui 6 corazzate, 4 incrociatori da guerra, 14 incrociatori, 35 cacciatorpediniere, 15 navi d’appoggio, 10 motosiluranti e 10 navi ausiliarie a cui si aggiungevano 26 sommergibili. In totale nel 1914 la Marina Imperiale Russa contava 16 corazzate, 14 incrociatori da guerra, 26 incrociatori e 108 tra navi ausiliarie pesanti, cacciatorpediniere, incrociatori leggeri, motosiluranti e navi ospedale e contava 200.000 marinai e 42.000 soldati di marina addestrati. Nella guerra del 1914-1918 la flotta imperiale contribuì solo parzialmente al blocco dell’Intesa e non riuscirà mai ad avere il completo controllo del Baltico poiché i sommergibili tedeschi manterranno sempre una certa autonomia dal controllo antisommergibile russo e affonderanno numerosi convogli svedesi diretti ai porti russi.