Gallerani, Alessandro. – Gesuita italiano (Cento 1833 – Roma 1905), oratore sacro tra i più reputati della Compagnia di Gesù nella seconda metà del sec. 19º. Nel 1892, lasciata la predicazione, fu eletto direttore e rettore della Civiltà Cattolica. Autore di molte opere ascetiche, notevoli anche per forbitezza di stile.
Figlio di Iacomo di Sigherio, mercante e banchiere senese, e di Raba di Bandinello, nacque intorno al 1260. I più antichi ricordi dell’operato del G. si riferiscono alla sua partecipazione alla vita politica cittadina: risale infatti al luglio del 1282 la prima attestazione di quella che sarà una presenza quarantennale tra i membri del Consiglio della Campana. Secondo l’erudito cinquecentesco G. Tommasi, nel 1289 il G. avrebbe scortato – per ordine del Comune – re Carlo II d’Angiò in partenza da Siena. Nei primi mesi del 1292 venne inviato come ambasciatore presso il pontefice Niccolò IV, mentre nel giugno del 1294 lo troviamo, designato col titolo di dominus, presenziare alla ratifica dei capitoli di sottomissione di Montepulciano.
Il 3 luglio l’onore tocca al S.Ten. Luigi Gallerani, di XII Morelli (frazione del Comune di Cento), anch’egli decorato di croce di guerra al V.M. Il “Corriere Padano” rende pubblica anche una lettera del Comandante di reggimento (8° Alpini), indirizzata al Commissario Prefettizio di Cento, che esalta “le virtù militari del decorato e l’eroico comportamento durante le epiche giornate dello scorso autunno sulle impervie montagne greco-albanesi”. Luigi Gallerani, nel dopoguerra, entrerà in magistratura e diverrà Procuratore Generale a Genova. Luigi Gallerani è nato a Cento (Ferrara) il 14.10.1914. Entrato in magistratura con DM del 13.9.39 è destinato a Ferrara. Già Ufficiale dell’8° reggimento Alpini, battaglione “Gemona” (Divisione Julia) ed insignito della Croce di Guerra al Valor Militare, fu trasferito al tribunale di Genova con DM 9.1.47 Fu nominato presidente del tribunale di Acqui Terme nel 1957, quindi consigliere della corte di Appello di Genova. Ha svolto funzioni giudiziarie in ogni settore, sia civile che penale. È stato presidente del tribunale di Genova e Presidente della Corte di Appello della stessa città.
Nel 1973 al 23° festival di San Remo partecipa la canzone dal titolo “Addio amor”, cantata da Mocedades, autori della canzone: Nobile – Gallerani – Bosisio.
GALLERANI, Giovanni. – Nato a Badia Polesine il 20 marzo 1860, da Ferdinando, nel 1885 si laureò in medicina e chirurgia presso l’Università di Padova. Assistente di patologia generale subito dopo la laurea, nella stessa Università entrò, nel 1886, come assistente nell’istituto di fisiologia diretto da F. Lussana, del quale divenne allievo e collaboratore. Conseguita la libera docenza in fisiologia nel 1889, nello stesso anno ottenne l’incarico di insegnamento di fisiologia sperimentale nella libera Università di Camerino: presso questo Ateneo, nel 1890, vinse il concorso per professore straordinario della materia e nel 1892 divenne professore ordinario, ricoprendo anche l’incarico di preside di facoltà e la carica di rettore negli anni 1893-95, 1901-03, 1905-07, 1909-11, 1913-24. Durante il primo conflitto mondiale prestò volontariamente la propria opera come rettore del Centro fisioterapico militare del 7° corpo di armata di Ancona. Nel dicembre 1926, succedendo a T. Gayda, assunse la direzione della cattedra di fisiologia e dell’istituto di fisiologia e chimica biologica dell’Università di Bari, che resse, come professore ordinario, fino al 1935, quando lasciò l’insegnamento per raggiunti limiti di età.
Il fondatore dell’Accademia dei Fisiocritici – con due b, non con una sola come erroneamente scritto nella via cittadina a lui dedicata – nacque a Siena da Giovanni e Aurelia Cosatti nel 1643. Dovette ad Ascanio Venturi Gallerani una prima formazione in senso «moderno» in campo filosofico; e a Pietro Paolo Minetti e Teofilo Grifoni i primi rudimenti nell’arte medica. Addottoratosi in Filosofia e Medicina nel 1668, intraprese subito una lunga carriera universitaria come lettore dei semplici e successivamente di logica e di medicina teorica. Orientato decisamente verso lo sperimentalismo, coltivò tutta una serie di discipline, come l’anatomia, la botanica, la chimica e la mineralogia. Interessi che lo portarono ad organizzare presso lo Spedale di S. Maria della Scala alcune raccolte di prodotti naturali, a sperimentare nuovi farmaci e a farsi promotore, attraverso l’Accademia degli Ardenti, di una radicale riforma della spezieria senese.
Dal 1561, anno della fondazione, al 1809, Firenze dette all’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano 1342 Cavalieri, Siena 509 Cavalieri, Pisa 377 Cavalieri, Volterra 150. Nello stesso periodo, 98 furono le famiglie che militarono nell’Ordine con più di 10 componenti. Negli archivi di Stato di Firenze nel fascicolo 5668 appare lo stemma dei Gallerani tra i Cavalieri si S.Stefano senesi, il blasone è rosso, a cinque fasce ondate d’oro.
Agli inizi del 1200 Castiglione era già testimoniato nei documenti come torre e castello e, nella seconda metà di questo secolo, dotato di ben due chiese di cui una era Pieve. In zona Agresto, ancora rimangono dei resti di quella che fu la Pieve fortificata di S. Michele Arcangelo a’ Monti, la cui torre (la stessa della chiesa o una ad essa molto vicina) fu distrutta in almeno un paio di eventi bellici avvenuti nel secolo XIV. In quello che oggi viene chiamato “Borgo di Castiglion del Bosco” invece, ancora resiste la vecchia chiesa del duecento ed i resti di una struttura fortificata, anch’essa con torre e cinta muraria, da sempre considerata il vero e più grande “Castello”. Fondato dai Cacciaconti sul finire del XII secolo fu possesso di tante famiglie senesi blasonate, forse le più importanti: Giuseppi, Gallerani, Salimbeni, Piccolomini, Tolomei, Marescotti, Del Cotone, Borghesi, Malavolti-Del Benino, senza tralasciare quella dei Biondi (poi Biondi-Santi) il cui possesso fu più recente (XIX secolo), che però aveva origini volterrane.
Il borgo nacque in epoca alto-medievale, ricordato in un documento del 1022 come San Gemignano, e fu proprietà della famiglia Baroti. Successivamente passò ai conti di Asciano per poi finire sotto il controllo di Siena nel 1212. Il castello di San Gimignanello fu attaccato e danneggiato dai fiorentini nel 1234 e poi ceduto da Carlo I d’Angiò al senese Giacomo Gallerani, insieme ai feudi di Asciano e Rigomagno, nel 1268. Nel 1271, il Congilio generale della Repubblica di Siena, dispose a San Gemignanello la presenza di un giusdicente, che doveva risiedere nel castello. In epoca moderna, il castello divenne proprietà della famiglia Sansedoni.