Galluzzo di Bonfiglio Gallerani, Gerfalco

Proseguirono i Conti Pannocchieschi a possedere pacificamente Gerfalco, e altre Terre, fino agli anni 1263., ma, in quel tempo, resi i Sanesi formidabili a tutta la Toscana per la vittoria di già contro de Guelfi tutti acquistata a Montaperto, domarono ancora, coll’armi, i Pannocchieschi, e ritornò tutta quella Famiglia sotto al dominio della Republica, dal quale dopo la morte dell’Imperador Federigo II. si era partita, volgendosi a donazione de Fiorentini, e per che, dopo la sopraccennata vittoria de Sanesi, era stata costretta la Republica Fiorentina a rinunziare a tutte le usurpate ragioni sopra del Contado Sanese, e i Conti rimanevano ancora contumaci, andavano sopra loro le milizie Urbane de due Terzi di Città, e Camollia, sotto la condotta di Messer Enghiramo da Gorzano, e di Ghino di Messer Filippo Fortegueri, in compagnia di Galluzzo di Bonfiglio Gallerani, quali ridussero i Conti alle comandamenta, e a sottomettere alla republica (colla riserva però del dominio utile, e del titolo di Signoria) Gerfalco, Travale, Castiglioni, Pietra, Perolla, e la Rocchetta Pannocchieschi.

da occxam

Libro: ‘I Gallerani

Andrea Gallerani, Beato

Di nobile famiglia, sì macchiò in gioventù di un delitto per cui fu condannato l’esilio. Tornato in città, si dedicò completamente al servizio dei poveri e degli ammalati, meditandosi una fama di santità che aumentò dopo la sua morte. Con i suoi beni dette vita all’Ospedale della Misericordia, raccogliendo intorno a sé cittadini desiderosi di dedicarsi con abnegazione ai bisognosi. Essi conducevano vita di povertà e venivano chiamati Frati della Misericordia. In realtà, il loro non era un vero e proprio ordine religioso, come il Terz’Ordine Francescano o quello degli Umiliati, ma unicamente un’associazione caritativa in cui ogni “frate” seguiva un tipo di vita spirituale adatto alle proprie esigenze.
Esistenze come quella del cappuccino Fra’ Cristoforo nei ‘Promessi Sposi’ del Manzoni, si sono spesso ripetute nel corso dei secoli; proprio come quella del beato Andrea Gallerani di Siena, che anzi fu anche precedente nel tempo, ma soprattutto realmente esistito.
Andrea della nobile famiglia senese Gallerani, nacque appunto a Siena nel XIII secolo e da giovane, per ragioni che non si conoscono, uccise un uomo; la giustizia del ghibellino Comune senese, lo condannò all’esilio dalla città.
Non si sa quando, ma appena poté rientrare in Siena, pentito del suo forse impulsivo delitto, si dedicò completamente al servizio degli ammalati e dei bisognosi. Disponendo di proprietà e beni preziosi, li destinò alla fondazione, oppure rifinanziò un pubblico ospedale, detto della Misericordia, radunando intorno a sé un gruppo di concittadini, che sul suo esempio, si dedicavano alle opere caritatevoli e d’assistenza e nel contempo conducevano una vita di povertà.
Vennero chiamati “Frati della Misericordia”, che però non era un vero Ordine religioso, ma solo un’Associazione caritativa, i cui singoli membri seguivano un tenore di vita spirituale, secondo i propri desideri.
Era la caratteristica dei Terziari Francescani o Domenicani o degli Umiliati; dopo la morte del beato Andrea, il Terz’Ordine degli Umiliati, Associazione laica parzialmente trasformatosi in Ordine religioso nel 1201 e soppressa nel 1571, prese a Siena una valenza sugli altri, per cui si è affermato che il Gallerani appartenesse a quest’Ordine.
Già in vita egli godette della fama di santità, fama che aumentò notevolmente dopo la sua morte, avvenuta a Siena il 19 marzo 1251, tanto che il vescovo della città Bandini, nel 1274 concesse una speciale indulgenza a chi visitasse il suo sepolcro il lunedì santo, posto nella Chiesa dei Predicatori.
In seguito per disposizione di papa s. Pio V (1504-1572), questa indulgenza venne spostata al lunedì dopo Pasqua, com’è tuttora vigente. A Siena sorse anche una speciale Associazione a lui intitolata, che univa come membri i nobili della città.
Il suo culto fu confermato il 13 maggio 1798 da Papa Pio VI. La sua festa a Siena si celebra il 20 giugno.

da santiebeati

Libro: ‘I Gallerani

Roggia Gallerana, Brugherio

La roggia Gallarana fu realizzata nel XV secolo, grazie al finanziamento di Fazio Gallerani che per questo ebbe da Galeazzo Sforza la concessione di utilizzo dell’acqua e l’esenzione dalle tasse. Assieme alla roggia Ghiringhella si forma nel piano d’Erba con acque di fontanile, che vengono immesse nel fiume Lambro per derivarle, separatamente, vicino a Monza. Opera d’importanza storica per l’economia rurale, con manufatti idraulici di derivazione (chiuse, lavatoi), era destinata all’irrigazione dei campi con una rete di rogge e canali secondari. Anticamente segnava il confine tra le comunità di Baraggia e Sant’Ambrogio. Oggi è in parte coperta ma si possono ancora individuare canali e chiuse.

da comune di brugherio

Libro: ‘I Gallerani

Villa Gallerani Melzi D’Eril, Carugate

Villa Gallerani Melzi D'Eril - complesso

La villa sorse a cavallo tra il XV e XVI sec., rivestendo le caratteristiche forme della casa padronale tardo quattrocentesca caratterizzata da particolari architettonici cinquecenteschi, come “le volte d’apparenza cinquecentesca e le grottesche di gustosissimo sapore protomanieristico” (Boscaglia R. 1971). Come tutte le dimore sorte in periodi di forte transizione e trasformazione stilistica, anche la “Gallerana” è difficilmente riconducibile ad un assetto tipologico principale, anche se la storiografia più illustre pare trovarsi concorde a classificarla come villa rinascimentale, pur presentando un impianto architettonico tipico delle dimore agresti quattrocentesche.
E’ verosimile affermare che l’edificazione possa essere posta in un periodo compreso tra il 1480 e il 1506, rispettivamente anno in cui vi è traccia documentata della presenza della famiglia Gallerani a Carugate e anno in cui vi è notizia della villa come eredità lasciata a Siglerio, figlio di Fazio, allora proprietario.

da lombardiabeniculturali

Libro: ‘I Gallerani

Fazio de Gallerani, Vescovo

Dalla “Serie dei vescovi che fu dato di scoprire da alcuni antichi manoscritti, soprattutto da quelli che si conservano in Ascoli nell’Archivio dei Padri eremiti di Sant’Agostino” e trascritti dal vescovo Mons. Todisco Grande così si legge:
60°. Anno 1477. Dopo la morte di Pietro Luca [de Gerona], il giorno 27 settembre dello stesso anno [1477] da Sisto IV fu eletto vescovo di Ascoli Fazio o Fabio, figlio del nobile senese Antonio de Galleranis. Finì la vita nella terra natale quando non ancora aveva espletato il secondo anno di episcopato.
25° Vescovo di Ascoli, secondo la cronotassi ufficiale, eletto il 27 novembre 1477. Morì l’ 11 agosto 1479.

da anspiascolisatriano

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Cecilia Gallerani

Dama con l'ermellino - Wikipedia

Figlia di Fazio Gallerani e Margherita de’ Busti, è celebre per aver posato per Leonardo da Vinci per il famoso dipinto La dama con l’ermellino (1488).
Di origini senesi, la famiglia Gallerani approdò a Milano agli inizi del Quattrocento quando il nonno di Cecilia, Sigerio Gallerani, giurista di partito ghibellino a Siena, si vide costretto a rifugiarsi nella capitale viscontea a causa della prevalsa guelfa. Qui iniziò la carriera di funzionario pubblico che il figlio Bartolomeo, zio di Cecilia, seguì a partire dal 1450 e che aprì le porte a Fazio, padre di Cecilia, come referendario della duchessa ormai vedova Bianca Maria nel 1467. I ruoli ricoperti dai Gallerani presso la corte ducale permisero alla famiglia di mantenere un tenore di vita elevato e crearsi un cospicuo patrimonio terriero in Brianza; essendo però forestieri, essi non vennero annoverati fra le liste dei nobili milanesi dell’epoca.
Mentre posava per il dipinto, Cecilia ebbe modo di apprezzare Leonardo e di comprenderne le straordinarie doti. Lo invitò a riunioni di studiosi e di intellettuali di Milano, in cui si discuteva di filosofia e di varia cultura. Cecilia stessa presiedeva alcune di queste riunioni.
La contessa Gallerani era una donna molto colta, parlava correntemente il latino e faceva del canto e della scrittura i suoi principali interessi. Cecilia ebbe un figlio da Ludovico il Moro, Cesare. Dopo essere rimasta presso gli Sforza anche dopo il matrimonio del Moro con Beatrice d’Este, alla nascita del figlioletto fu allontanata dalla corte dallo stesso Ludovico ricevendo in dono diversi immobili e beni. Tra questi, il Palazzo Carmagnola, dove grazie a lei verrà istituito uno dei primi circoli letterari e nascerà la moda della conversazione e dei giochi di società.
Cecilia morì a sessantatré anni e fu sepolta probabilmente nella cappella della famiglia Carminati, all’interno dell’antica Chiesa Parrocchiale di San Zavedro, presso San Giovanni in Croce.

da wikipedia

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