Omero

IL PROTAGONISTA DEL LIBRO

Capo di una banda di briganti nascosti tra Oga e Santa Lucia, è un furbo manovratore attratto dal denaro a da tutti coloro che possono fornirglielo, per lui sono tutti amici, anche in tempo di guerra. La sua ironia e simpatia lo distinguono, riuscendo a farsi amare ed odiare allo stesso tempo, ma questa sua arma lo ha mantenuto in vita e continua a farlo.

L’ISPIRATORE DEL PERSONAGGIO

Carmine Crocco

Carmine Crocco

Detto Donatelli o Donatello (Rionero in Vulture, 5 giugno 1830 – Portoferraio, 18 giugno 1905), è stato un brigante italiano tra i più noti e rappresentativi del periodo risorgimentale.

Era il capo indiscusso delle bande del Vulture, sebbene agissero sotto il suo controllo anche alcune formazioni dell’Irpinia e della Capitanata.

Nel giro di pochi anni, da umile bracciante divenne comandante di un esercito di duemila uomini e la consistenza della sua armata fece della Basilicata uno dei principali epicentri del brigantaggio postunitario italiano nel Mezzogiorno continentale d’Italia.

Dapprima militare borbonico, disertò e si diede alla macchia.

In seguito, combatté nelle file di Giuseppe Garibaldi, poi per la reazione legittimista borbonica, distinguendosi da altri briganti del periodo per chiara e ordinata tattica bellica e imprevedibili azioni di guerriglia, qualità che vennero esaltate dagli stessi militari sabaudi.

Alto 1,75 m, dotato di un fisico robusto e un’intelligenza non comune, fu uno dei più temuti e ricercati fuorilegge del periodo post-unitario, guadagnandosi appellativi come “Generale dei Briganti”, “Generalissimo”, “Napoleone dei Briganti”, e su di lui pendeva una taglia di 20.000 lire.

Arrestato nel 1864 dalla gendarmeria dello Stato Pontificio, ove aveva tentato di trovar riparo, venne processato nel 1870 da un tribunale italiano.

Fu condannato a morte, poi commutata in ergastolo nel carcere di Portoferraio.

Durante la detenzione scrisse le sue memorie che fecero il giro del regno e divennero oggetto di dibattito per sociologi e linguisti.

Benché una parte della storiografia dell’Ottocento e inizi del Novecento lo considerasse principalmente un ladro e un assassino, a partire dalla seconda metà del Novecento iniziò ad essere rivalutato come un eroe popolare, in particolar modo da diversi autori della tesi revisionista, anche se la sua figura rimane ancora oggi controversa.

fonte: wikiwand

Il brigantaggio fu un fenomeno di natura criminale, frutto dell’attività di bande di malfattori che infestavano campagne o vie di comunicazione a scopo di rapina e omicidio.

Tra i crimini, particolarmente violenti, perpetrati dai briganti spiccano la grassazione, l’omicidio, l’abigeato, lo stupro, oltre che varie forme di minaccia e angherie.

Sebbene il fenomeno abbia origini remote e riguardi periodi storici e territori diversi, nella storiografia italiana questo termine si riferisce generalmente alle bande armate presenti nel Mezzogiorno d’Italia tra la fine del XVIII secolo e il primo decennio successivo alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.

Lo Stato Italiano iniziò una lotta serrata, utilizzando l’esercito, per arginare e debellare questo fenomeno, che si ridusse con l’inizio del Novecento ma che impiegò ancora anni prima di essere completamente debellato.

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