S:1 – Ep.5
Erik Weisz è una persona qualunque.
Erik nasce a Budapest il 24 marzo 1874, all’età di quattro anni si trasferisce con la famiglia, di fede ebraica e originaria dell’Ungheria, negli Stati Uniti; in tale occasione i nomi furono modificati al fine di renderli più americani.
I Weiss dapprima vissero ad Appleton, in Wisconsin, dove il padre Mayer Samuel Weiss prestava servizio nella locale congregazione ebraica riformata in qualità di rabbino, in seguito, nel 1887, si trasferì con il figlio Erik a New York.
Quattro anni più tardi, all’età di 17 anni, Erik divenne un illusionista professionista, riscuotendo però poco successo.
La fama arrivò quando iniziò ad esibirsi come escapologo, scegliendo il nome d’arte di Harry Houdini come tributo al mago francese Jean Eugène Robert-Houdin.
Il grande Houdinì non era solamente un grande artista, illusionista di fama mondiale capace di compiere le evasioni più impossibili.
Il più grande dei maghi era in realtà anche un agente segreto al servizio di Sua Maestà che approfittando di una copertura particolarmente efficace, dovuta appunto al suo status di artista, poteva girare per il mondo e raccogliere preziose informazioni da girare a Scotland Yard.
Questo incarico pubblico inglese si aggiungerebbe a quello già più noto di cacciatore di imbroglioni e smascheratore di falsi medium e parapsicologi per conto del governo americano.
Houdini, poteva lavorare negli Usa e muoversi agevolmente ovunque e riusciva così a collezionare informazioni che potevano essere utilizzate sul fronte della sicurezza pubblica.
A fare il nome di Houdini è stato in particolare William Melville, una spia britannica attiva all’inizio del secolo scorso.
Melville era un poliziotto inglese specializzato nello scoprire spie, nel 1901 collaborò con Gustav Steinhauer dei servizi segreti tedeschi per sventare un complotto contro il Kaiser durante i funerali di stato della regina Vittoria.
L’anno prima, nel giugno 1900, Melville incontrò il futuro mago teatrale Harry Houdini quando venne a Scotland Yard per mostrare le sue capacità di escapologista .
Quando Houdini si liberò facilmente dalle manette della polizia, Melville fece amicizia con il mago, pare anche che lo ingaggiò per insegnare a lui e ai suoi uomini come aprire facilmente le serrature che avrebbero dovuto poi violare in servizio.
Il 1° novembre 1903, Melville fu reclutato segretamente per guidare una nuova sezione di intelligence nel War Office, MO3, che fu ribattezzata MI5 nel 1907.
Lavorava sotto copertura e gestiva sia operazioni di controspionaggio che di intelligence straniera, capitalizzando la conoscenza e i contatti esteri che aveva accumulato durante gli anni alla guida della Sezione Speciale.
Nel 1909 il Comitato governativo sull’intelligence istituì un nuovo ufficio dei servizi segreti con una sezione interna in cui l’unità di Melville fu incorporata, pur agendo nelle questioni interne, al Ministero della Guerra.
Secondo le conclusioni dell’autore Andrew Cook, suo biografo, Melville divenne poi il capo dei servizi segreti britannici con il nome in codice “M”.
Melville avrebbe contribuito a lanciare la carriera di Houdini, che avrebbe ottenuto ingaggi nei teatri britannici ed europei mostrando agli impresari le proprie abilità nel campo delle evasioni.
Uno dei numeri più riusciti era la liberazione da un paio di manette di Scotland Yard fornite proprio da Melville.
Anche a Chicago l’illusionista fu aiutato ad ottenere un lavoro da un ufficiale di polizia.
La sezione di Melville continuò come sezione speciale separata dell’ufficio dei servizi segreti e si concentrò sulla ricerca di spie tedesche.
Nell’agosto 1914 l’Ufficio di presidenza identificò finalmente il barbiere di Karl Gustav Ernst come il centro di una rete di spie germaniche.
Houdini, di origine ungherese, non era, dunque, un semplice mago: sarebbe stato spia in Germania, dove si esibì prima della prima guerra mondiale e avrebbe sorvegliato anche gli anarchici in Russia e il tutto al servizio di sua maestà.
Il Metropolitan Police Museum conserva un portasigarette Fabergé e degli orologi da taschino donati a Melville per aver protetto lo zar Nicola II durante una visita a Londra.
La sua collaborazione con la polizia segreta zarista (l’Okhrana) contro gli esuli politici a Londra fu notevolmente estesa, pare che li consigliò persino su come gestire al meglio il proprio governo.
Innegabile che, se si trattassero di coincidenze, sarebbero veramente tante da ignorare.
Houdini durante la prima guerra mondiale è molto attivo nell’organizzare spettacoli di beneficenza per le truppe; gli viene anche chiesto di dare ai soldati americani lezioni di sopravvivenza sott’acqua.
Che Houdini nell’ultima parte della sua carriera si fosse messo al servizio di una causa pubblica, smascherare gli impostori, come detto, era cosa nota.
Proprio questa sua attività anti- spiritistica gli era costata l’amicizia con Conan Doyle che credeva fermamente nello spiritismo e che per questo aveva pubblicamente preso le distanze dall’illusionista.
Sir Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes nonché amico di Houdini, era uno di loro: nello spiritismo egli trovò conforto per la morte del figlio Kingsley, che morì poche settimane prima della fine della guerra.
Quando la Prima guerra mondiale terminò, nel 1918, erano milioni le persone che si erano rivolte allo spiritismo (una credenza secondo la quale è possibile contattare gli spiriti dei morti), attraverso il quale i sopravvissuti a quella perdita di massa cercavano di lenire il dolore.
Sebbene affascinato dallo spiritismo, Houdini non condivideva la fede dell’amico.
Nonostante ciò, Doyle convinse Houdini a visitare alcuni medium, ma le sedute non fecero altro che convincere ulteriormente l’illusionista che quelle persone non erano dotate di alcun potere straordinario.
Houdini iniziò a smascherare i medium uno dopo l’altro, svelando i trucchi che usavano.
Nel 1923, dimostrò che George Valiantine usava cavi elettrici per creare l’illusione di una tromba fluttuante durante le sedute spiritiche.
Un altro medium, Nino Pecoraro, non riuscì a produrre nessuno degli strani fenomeni per cui era noto, dopo che Houdini lo legò prima di una seduta.
Houdini prese di mira anche i fotografi spiritisti come Alexander Martin, le cui immagini raffiguravano dei presunti fantasmi invisibili a occhio nudo.
Houdini si prestò a essere fotografato, ma non rimase colpito dall’immagine di Martin, che includeva un cameo a sorpresa: Theodore Roosevelt, morto quattro anni prima.
Quella fotografia, fece notare Houdini, probabilmente non era altro che una doppia esposizione.
Divenne poi un membro del comitato di Scientific American, che offriva un premio in denaro a chiunque avesse saputo dimostrare di possedere capacità soprannaturali.
Grazie a lui, il premio non fu mai ritirato.
A mano a mano che la sua fama di “acchiappa-fantasmi” cresceva, Houdini iniziò a frequentare sedute spiritiche in incognito, accompagnato da un reporter e da un ufficiale di polizia.
Houdini morì ufficialmente di peritonite, in seguito alla rottura dell’appendice, nella notte di Halloween del 1926, all’età di cinquantadue anni.
Gli autori del libro «La vita segreta di Houdini: la nascita del primo supereroe americano», scritto da William Kalush e Larry Sloman, non escludono che la sua morte sia stata dovuta proprio ad un tentativo di metterlo a tacere.
Citano a tal proposito un paio di episodi dell’ottobre 1926 nel corso dei quali fu colpito con pugni allo stomaco da uno studente di college nel suo camerino (si giustificò dicendo che voleva mettere alla prova i suoi addominali, come avveniva spesso su iniziativa dello stesso Houdinì negli spettacoli, ma in questo caso il pugno arrivò senza preavviso) e da uno straniero nella hall di un hotel.
Nel libro si ipotizza che proprio gli spiritisti potrebbero avere tramato per le due aggressioni, spingendo perfino il pronipote di Houdini a chiedere un’esumazione del corpo del mago per verificarne l’avvelenamento.
Non sarebbe quindi morto di peritonite, secondo autori e pronipote, ma avvelenato con il cianuro da una medium che lui aveva smascherato.
E mica da una medium qualunque, ma nientemeno che da Margery Crandon!
Mina “Margery” Crandon era una medium americana che disse di aver canalizzato il suo fratello morto.
Gli investigatori che hanno studiato Crandon hanno concluso che non aveva tale capacità paranormale , e altri l’hanno scoperta in totale inganno.
Houdini seppe riprodurre gli effetti delle sedute della Crandon, ma il trucco dietro alcuni aspetti delle sedute di quest’ultima rimase ignoto e controverso.
Per esempio, nessuno ha mai saputo spiegare con esattezza il dispositivo che permetteva la comparsa della seconda mano ‘teleplasmica’ della Crandon.
Nonostante questo, Houdini riuscì a dimostrare che la Crandon non poteva ritirare il premio del comitato Scientific American essendo solo una esecutrice di trucchi e non in possesso di poteri soprannaturali.
Per la cronaca, gli autori del libro su Houdini, per chi non li conoscesse, sono il famoso esperto di magia William Kalush e lo scrittore di best seller Larry Sloman che hanno raccolto e analizzato più di 700 mila documenti sulla vita dal grande mago, una fonte impressionante di informazioni.
Ovviamente, la teoria dei due autori fa discutere: c’é infatti chi solleva dubbi sull’attendibilità delle loro rivelazioni aggiungendo che la storia dell’avvelenamento da parte della Crandon sia solamente un bieco sfruttamento pubblicitario.
Houdini lasciò un’ultima lancia nelle mani degli oppositori dello spiritismo: poco prima di morire fece un patto con la moglie Bess dicendole che se fosse stato possibile l’avrebbe contattata tramite un messaggio in codice convenuto tra loro due.
La Society of American Magicians continua a tenere ogni anno una cerimonia in sua memoria il giorno dell’anniversario della sua morte, che comprende anche una seduta spiritica per cercare di evocare il suo spirito.
L’illusionista prima di morire disse: “Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall’aldilà, Harry Houdini lo farà“.
Ma il codice non è mai stato pronunciato e Houdini non ha mai contattato nessun spiritista, fino ad oggi…
Ma questa è un’altra storia.
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