Dalla “Serie dei vescovi che fu dato di scoprire da alcuni antichi manoscritti, soprattutto da quelli che si conservano in Ascoli nell’Archivio dei Padri eremiti di Sant’Agostino” e trascritti dal vescovo Mons. Todisco Grande così si legge: 60°. Anno 1477. Dopo la morte di Pietro Luca [de Gerona], il giorno 27 settembre dello stesso anno [1477] da Sisto IV fu eletto vescovo di Ascoli Fazio o Fabio, figlio del nobile senese Antonio de Galleranis. Finì la vita nella terra natale quando non ancora aveva espletato il secondo anno di episcopato. 25° Vescovo di Ascoli, secondo la cronotassi ufficiale, eletto il 27 novembre 1477. Morì l’ 11 agosto 1479.
Figlia di Fazio Gallerani e Margherita de’ Busti, è celebre per aver posato per Leonardo da Vinci per il famoso dipinto La dama con l’ermellino (1488). Di origini senesi, la famiglia Gallerani approdò a Milano agli inizi del Quattrocento quando il nonno di Cecilia, Sigerio Gallerani, giurista di partito ghibellino a Siena, si vide costretto a rifugiarsi nella capitale viscontea a causa della prevalsa guelfa. Qui iniziò la carriera di funzionario pubblico che il figlio Bartolomeo, zio di Cecilia, seguì a partire dal 1450 e che aprì le porte a Fazio, padre di Cecilia, come referendario della duchessa ormai vedova Bianca Maria nel 1467. I ruoli ricoperti dai Gallerani presso la corte ducale permisero alla famiglia di mantenere un tenore di vita elevato e crearsi un cospicuo patrimonio terriero in Brianza; essendo però forestieri, essi non vennero annoverati fra le liste dei nobili milanesi dell’epoca. Mentre posava per il dipinto, Cecilia ebbe modo di apprezzare Leonardo e di comprenderne le straordinarie doti. Lo invitò a riunioni di studiosi e di intellettuali di Milano, in cui si discuteva di filosofia e di varia cultura. Cecilia stessa presiedeva alcune di queste riunioni. La contessa Gallerani era una donna molto colta, parlava correntemente il latino e faceva del canto e della scrittura i suoi principali interessi. Cecilia ebbe un figlio da Ludovico il Moro, Cesare. Dopo essere rimasta presso gli Sforza anche dopo il matrimonio del Moro con Beatrice d’Este, alla nascita del figlioletto fu allontanata dalla corte dallo stesso Ludovico ricevendo in dono diversi immobili e beni. Tra questi, il Palazzo Carmagnola, dove grazie a lei verrà istituito uno dei primi circoli letterari e nascerà la moda della conversazione e dei giochi di società. Cecilia morì a sessantatré anni e fu sepolta probabilmente nella cappella della famiglia Carminati, all’interno dell’antica Chiesa Parrocchiale di San Zavedro, presso San Giovanni in Croce.