S:2 – Ep.38
Marr e Duncan sono due persone qualunque.

Albert Marr è sudafricano, Lee Duncan è statunitense e sono due soldati che saranno impiegati nella prima guerra mondiale, rispettivamente nei propri eserciti di appartenenza.
Nel primo caso siamo a Potchefstroom, nella provincia nord-occidentale del Sudafrica, è un tiepido giorno di fine agosto del 1915 ed è da poco scoppiata la Grande Guerra e siamo in piena campagna di reclutamento.
In fila tra gli altri uomini che vanno ad arruolarsi c’è un ragazzo di 25 anni, si chiama Albert Marr ed è qui per entrare nella brigata di fanteria, sembra uno come tanti, una persona qualunque ed in effetti lo è, ma quando si presenta ai suoi superiori non è da solo, il giovane Albert Marr ha una scimmia in braccio.
La scena è bizzarra, ma non così tanto come può sembrare a noi, da quelle parti succede spesso che i babbuini vengano presi in casa dalle famiglie come veri e propri animali domestici.
Quello di Albert di chiama Jackie e da qualche anno vive con lui a Pretoria, in una casa con un terreno che è quasi una fattoria, si tratta di un babbuino chacma, un animale molto diffuso in gran parte del continente africano.
Fin qui niente di molto strano, quindi: Albert ha portato al reclutamento il suo animale domestico e, nell’ingenuità del giovane alla sua prima esperienza militare, chiede ai superiori se può portare Jackie con sé al fronte.
Lo strano comincia adesso, un po’ alla volta, perché Albert ottiene il permesso, ma non solo, l’esercito non si limita a consentire che la scimmia lo segua, forse pensando che l’animale possa tenere alto il morale dei soldati, l’esercito sudafricano concede a Jackie, la scimmia, anche una divisa.
È una divisa speciale, chiaramente, fatta su misura, ma completa di berretto e distintivi del reggimento, per cui è una divisa vera, anzi, per fare in modo che Jackie possa restare al fronte senza difficoltà burocratiche e organizzative, gli ufficiali decidono che la scimmia sarà anche a libro paga e avrà le sue razioni standard.
Jackie ottiene quindi un normale numero di matricola e così la scimmia diventa a tutti gli effetti un membro dell’esercito sudafricano.
In un primo momento gli altri soldati del reggimento osservano la cosa con scarso interesse, c’è da capirli, sono appena partiti per la Grande Guerra, hanno ben altro a cui pensare, ma poi, man mano che passano i giorni, Jackie conquista la simpatia di tutti fino a che diventa la mascotte ufficiale del 3° Reggimento Transvaal.
Anche perché, va detto, Jackie è un ottimo soldato, a tavola mangia con coltello e forchetta, non sporca, non infastidisce nessuno, obbedisce agli ordini, non si lamenta e non scappa.
Quando vede un ufficiale si mette sull’attenti ed esegue un saluto perfetto, in trincea allunga sigarette a chi le vuole e, se serve, gliele accende pure, fiuta il nemico a distanza e lo sente arrivare con il suo udito sviluppato e dopo un po’, non si può più fare a meno di lui, e non può farne a meno soprattutto Albert Marr.
Durante la campagna dei Senussi, in Egitto, il 26 febbraio 1916 Albert viene ferito a una spalla da un proiettile nemico e Jackie rimane accanto a lui a leccargli la ferita e confortarlo fino all’arrivo dei barellieri, senza la scimmia, dirà dopo, probabilmente non sarebbe riuscito a cavarsela e invece si riprende del tutto e torna al fronte nel giro di pochi mesi.
Jackie è sempre al suo fianco, con lui passa tre anni in prima linea tra le trincee della Francia, delle Fiandre e in Africa ma poi, nell’aprile del 1918, per Albert e Jackie le cose si mettono male.
Si trovano a Passchendale, in Belgio, quando il loro reggimento finisce all’improvviso in mezzo ai bombardamenti, sotto il fuoco pesante del nemico, la situazione degenera in pochi minuti e il reggimento si trova in serio pericolo, tra esplosioni, polvere e paura.
I soldati, intrappolati nella foschia, saltano in aria a gruppi, Albert si butta a terra e urla a Jackie di mettersi al coperto, ma la scimmia non lo ascolta, corre, come impazzita, avanti e indietro.
Sulle prime, Albert non capisce cosa Jackie stia facendo, pensa che il babbuino sia nel panico, terrorizzato, ma dopo pochi secondi gli risulta chiarissimo: Jackie sta raccogliendo sassi, più in fretta che può.
Mentre intorno si succedono boati spaventosi, la scimmia ammassa pietre intorno ad Albert steso a terra, nel tentativo disperato di costruire una piccola barriera che lo protegga dal fuoco nemico, ha appena cominciato a farlo, quando una bomba esplode lì vicino.
Jackie viene travolto da una pioggia di schegge, Albert lo vede volare via, schizzare letteralmente per aria e rotolare sul campo di battaglia fino a sparire inghiottito dalla polvere, l’esplosione travolge anche Albert, lo assorda e lo tramortisce.
Quando arrivano i soccorsi, trovano Albert a terra ancora privo di sensi, mentre Jackie non si era fermato, continuava ostinato ad ammassare pietre trascinando la zampa destra, quasi del tutto maciullata.
Entrambi vengono immediatamente trasportati in un ospedale da campo, dove la zampa di Jackie viene amputata dal chirurgo militare Woodsend e mentre è ancora semi-cosciente con le bende a fasciargli il moncherino, la scimmia viene promossa caporale.
Gli ufficiali, stringendogli la zampa, gli conferiscono anche la medaglia al valor militare, pochi giorno dopo, Jackie e Albert rientrano in Sudafrica, congedati con onore e lasciano ufficialmente l’esercito sulla fine di aprile del 1918.
Nello stesso periodo un cane venne trovato da un soldato statunitense, Lee Duncan, in un canile bombardato in Lorena, per l’appunto poco prima della fine della prima guerra mondiale.
Secondo le stime, oltre 1.200.000 cavalli e 50.000 cani furono uccisi sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale, ma non Rinty.
Era l’unico esemplare sopravvissuto insieme alla sorella (chiamata poi Nanette) di una cucciolata, tornato Duncan a Los Angeles con i due cani, Nanette venne adottata da dei suoi conoscenti, mentre Rinty (ribattezzato poi “Rin Tin Tin”) venne addestrato dallo stesso Lee a saltare ed esibirsi in diversi giochi e fu casualmente notato dal produttore cinematografico Darryl F. Zanuck, che lo fece divenire un attore in diversi film, a partire dal 1923 con Where The North Begins, con Claire Adams, stella del cinema muto.
Grazie a lui diventò un celebre cane da pastore tedesco maschio protagonista di numerosi film realizzati negli Stati Uniti fra gli anni venti e trenta e dopo la sua morte, avvenuta nel 1932, il nome fu dato a diversi cani della stessa razza, impiegati in analoghe produzioni cinematografiche, radiofoniche e televisive.
L’immensa redditività dei suoi film ha contribuito al successo della casa di produzione Warner Bros.
I discendenti di Rin Tin Tin furono anch’essi addestrati da Duncan o dai suoi successori ed ebbero ruoli in produzioni televisive e cinematografiche, il primo di essi, Rin Tin Tin Jr., figlio del primo Rin Tin Tin, è apparso in alcuni serial cinematografici di scarso successo; Rin Tin Tin III, detto nipote di Rin Tin Tin, ma probabilmente solo imparentato, contribuì a promuovere l’uso militare dei cani durante la seconda guerra mondiale ed è anche apparso in un film con Robert Blake nel 1947.
Prima di lui c’è da dire che l’elevato numero di soldati accecati durante la grande guerra portò a rapidi progressi nell’addestramento e nell’uso dei cani guida, la Germania ha aperto la prima scuola di addestramento per cani guida nel 1917.
La prima guerra mondiale vide un uso intensivo di animali, su tutti i fronti e per gli scopi più diversi, dei “gatti di bordo” abbiamo già trattato in un altro episodio del nostro podcast, ma oltre i felini anche i cani venivano largamente utilizzati, per esempio, come cani da trasporto e cani soccorritori in forza alla Croce Rossa.
Uno dei centri di addestramento predisposti per questi cani, in Italia, si trovava a Bologna presso il complesso militare dei Prati di Caprara, qui i cani venivano addestrati a trainare prima carretti, poi slitte.
Al termine del corso venivano inviati in alta montagna per completare il tirocinio, quindi assegnati ai corpi alpini, la prima idea per un simile utilizzo sembra sia da attribuire al Maggiore cesenate Carlo Mazzoli, pluridecorato, amatissimo dai suoi uomini, noto come “il Garibaldi della Val Dogna”, curioso personaggio che portava i capelli lunghi e si permetteva comportamenti decisamente al di fuori delle rigide regole militari di quel tempo.
Mazzoli si muoveva sempre circondato da un branco di cani, anche nei momenti del combattimento, fu assegnato alla zona dell’Adamello, per i trasporti addestrò prima una speciale “squadra” di asini per il traino di slitte adibite al trasporto di viveri e munizioni quindi, alla luce degli scarsi risultati, i suoi cani.
Da questa idea rivelatasi vincente venne creato il centro di addestramento di Bologna.
Ma dall’altra parte del mondo, a Città del Capo nel 1918, quando scende dalla camionetta la scimmia Jackie, indossa sulla zampa anteriore una striscia d’oro e tre galloni blu, che indicano gli anni di servizio in prima linea, e viene applaudita da una folla di soldati.
Nei mesi seguenti, Jekie e Marr partirono per l’Inghilterra, dove Jackie diventò una celebrità e partecipò a diversi eventi della Croce Rossa per raccogliere fondi destinati ai soldati feriti.
Sarà solo dopo questo tour, che Albert e la sua scimmia torneranno finalmente alla loro fattoria di Pretoria, dove il caporale Jackie, babbuino nero e medaglia d’oro al valor militare, morirà da reduce il 22 maggio 1921.
Nella “grande guerra” furono mobilitati almeno 16 milioni di animali, tra cui 11 milioni di cavalli, 200 mila piccioni e colombi viaggiatori e poi muli, asini, buoi, maiali e oltre 100 mila cani.
La Francia ne ebbe in servizio 15.000 (erano solo 26 all’inizio della guerra), la Germania ben 30 mila (erano 6 mila nel 1915) – di cui solo il 10% fece ritorno a casa –, mentre l’Italia impiegò al fronte circa 3.500 cani.
Numeri drammatici, ma forse addirittura lontani dalla realtà, se, come qualcuno ricorda, la sola Russia utilizzò 50 mila cani: è così che il numero stimato dei cani morti sui tanti campi di battaglia potrebbe essere di poco inferiore al milione di esemplari.
Ma questa, è un’altra storia.

Podcast audio e video gratuito di 100 episodi su Youtube.
100 episodi del Podcast gratuito anche su Spotify.
