Francesco Baracca

IL PROTAGONISTA DEL LIBRO

Se stesso.

L’ISPIRATORE DEL PERSONAGGIO

Francesco Baracca

Francesco Baracca.

E’ stato il principale asso dell’aviazione italiana durante la prima guerra mondiale nel corso della quale gli vennero attribuiti 34 abbattimenti di aerei nemici, il numero più alto mai raggiunto da un aviatore dell’Aeronautica italiana.

Fu insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Rientrato in Italia nel luglio del 1915 all’8ª Squadriglia da ricognizione e combattimento su Nieuport-Macchi Ni.10, cominciò i voli di pattugliamento il 25 agosto con la 2ª Squadriglia da ricognizione e combattimento. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 “Bébé” con il quale – in forza dal 1º dicembre alla 1ª Squadriglia caccia che diventa il 15 aprile 1916 70ª Squadriglia caccia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915.

Promosso capitano nel giugno 1916, rimase sempre nella stessa squadriglia, anche quando questa divenne la 70ª.

Il 1º maggio successivo si trasferì alla 91ª Squadriglia, soprannominata “La squadriglia degli assi” perché costituita da grandi assi dell’aviazione scelti da Baracca in persona, quali Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria, Gaetano Aliperta, Bartolomeo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli, Enrico Perreri e Ferruccio Ranza.

Sul suo aereo in onore alla sua Arma di appartenenza Baracca dipinse il cavallino nero rampante destinato a diventare una delle insegne più cara agli italiani (anni dopo la madre di Baracca consegnò quel simbolo a Enzo Ferrari e gli disse: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”).

Nel settembre 1917, con diciannove vittorie al suo attivo, era l’asso italiano con il maggior numero di abbattimenti, il 6 di quel mese venne promosso maggiore.

La 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo SPAD S.XIII e pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a trenta, ma subito dopo venne messo a riposo.

Il 19 giugno, dopo aver compiuto una missione, il trentenne Baracca rientrò al campo di Quinto di Treviso; lo SPAD S.XIII con cui aveva compiuto i primi voli della giornata aveva il rivestimento in tela delle ali e della fusoliera danneggiato, perciò egli decollò con il suo aereo di riserva, uno SPAD S.VII, per la quarta missione del giorno.

Altri due aerei della 91ª Squadriglia sarebbero decollati con lui, il giovane Osnago e il più esperto Costantini.

Al momento della partenza tuttavia si scoprirà che Costantini era già partito, lasciando a Baracca la sola scorta dell’inesperto Osnago.

Mentre i piloti erano impegnati in un’azione di mitragliamento a volo radente sopra Colle Val dell’Acqua, sul Montello, l’asso italiano venne abbattuto.

Verrà ritrovato qualche giorno dopo, il 23 giugno, dal capitano Osnago, compagno dell’ultimo volo, che su segnalazione dell’ufficiale Ambrogio Gobbi raggiunse le pendici del Montello (località “Busa delle Rane”) con il tenente Ranza ed il giornalista Garinei del Secolo di Milano.

fonte: wikipedia

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Gabriele D’Annunzio

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Se stesso.

L’ISPIRATORE DEL PERSONAGGIO

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio.

Per quei pochi che non si ricordassero chi fosse stato, fu uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale, dal 1924 insignito dal Re Vittorio Emanuele III del titolo di Principe di Montenevoso.

Soprannominato il Vate (allo stesso modo di Giosuè Carducci), cioè “poeta sacro, profeta”, cantore dell’Italia umbertina, o anche “l’Immaginifico”, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924.

La sua attività in guerra fu prevalentemente propagandistica, fondata su continui spostamenti da un corpo all’altro come ufficiale di collegamento e osservatore.

Ottenuto il brevetto di Osservatore d’aereo, nell’agosto 1915 effettuò un volo sopra Trieste insieme al suo comandante e carissimo amico Giuseppe Garrassini Garbarino, lanciando manifesti propagandistici; nel settembre 1915 partecipò a un’incursione aerea su Trento e nei mesi successivi, sul fronte carsico, a un attacco lanciato sul monte San Michele nel quadro delle battaglie dell’Isonzo.

Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un atterraggio d’emergenza, nell’urto contro la mitragliatrice dell’aereo riportò una lesione all’altezza della tempia e dell’arcata sopracciliare destra.

La ferita, non curata per un mese, provocò la perdita dell’occhio che tenne coperto da una benda; anche da questo episodio trasse ispirazione per autodefinirsi e autografarsi come l’Orbo veggente.

Dopo la degenza, contro i consigli dei medici, tornò al fronte: nel settembre 1916 partecipò a un’incursione su Parenzo e, nell’anno successivo, con la III Armata, alla conquista del Veliki e al cruento scontro presso le foci del Timavo nel corso della decima battaglia dell’Isonzo.

Nell’agosto del 1917 compì, con i piloti Maurizio Pagliano e Luigi Gori e il loro Caproni Ca.33, decorato con l’Asso di Picche, tre raid notturni su Pola (3, 5 e 8 agosto).

Alla fine del mese effettuò col medesimo equipaggio attacchi a volo radente sulla dorsale dell’Hermada, riportando una ferita al polso e rientrando con il velivolo forato da 134 colpi.

A settembre parve realizzarsi la possibilità di effettuare l’agognato raid su Vienna.

Alla fine di settembre si trasferì a Gioia del Colle (BA), inquadrato sempre con Pagliano e Gori al comando della 1ª Squadriglia bis, per compiere una missione sulle installazioni navali del golfo di Cattaro.

Nel febbraio del 1918, imbarcato sui MAS 96 della Regia Marina, partecipò al raid navale, denominato la beffa di Buccari, azione dedicata alla memoria dei suoi compagni di volo Pagliano e Gori, caduti il 30 dicembre.

L’11 marzo 1918, con il grado di maggiore, assunse il comando della 1ª Squadriglia navale S.A. del campo volo di San Nicolò del Lido di Venezia, primo esperimento di siluranti aeree, chiamata Squadra aerea San Marco, e ne coniò il motto: Sufficit Animus (“È sufficiente [anche solo] il coraggio”).

Nell’agosto del 1918, alla guida della 87ª Squadriglia aeroplani “Serenissima”, equipaggiata con i nuovi velivoli SVA 5, realizzò il suo sogno: il Volo su Vienna.

Fino al termine del conflitto, D’Annunzio si prodigò in innumerevoli voli di bombardamento sui territori occupati dall’esercito austriaco, fino alla battaglia finale, ai primi di novembre 1918.

fonte: wikipedia

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Maggiore. Edmondo Soldati.

IL PROTAGONISTA DEL LIBRO

Fermo alto ufficiale italiano che raccoglie la ‘squadra sperimentale C’ tramutandola nella ‘squadra ombra’, ai suoi soli ordini solo dopo qualche mese dalla loro assegnazione al Tenente Riva. Non ama far valere il suo grado militare ma a necessità di certo non si tira in dietro. Riuscirà a farsi rispettare dai suoi uomini diventando un figura di riferimento per loro.

Promozioni e ruolino:

1914

31/12/1918 Congedo

L’ISPIRATORE DEL PERSONAGGIO

Gaetano Giardino

Gaetano Giardino

Esce dall’Accademia come sottotenente al 8° bersaglieri nel 1882.

Presta servizio in vari reggimenti e viene destinato nel 1887 alle truppe d’Africa.

A Cassala, nel 1894, il Tenente Giardino guadagna una Medaglia d’Argento coi pochi ufficiali bersaglieri che componevano il comando e lo stato maggiore delle forze coloniali.

Rimpatriato con promozione presta servizio al 6° Reggimento Bersaglieri come capitano.

Frequenta la Scuola di Guerra e il Comando di Stato Maggiore classificandosi coi primi.

Fra il 1904 e il 1911 è maggiore al 3° Reggimento poi Capo di Stato Maggiore alla Divisione di Livorno e poi di Napoli.

fonte: montegrappa.org

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