Il 1º maggio 1917 viene trasferito alla 91ª Squadriglia aeroplani da caccia, la famosa Squadriglia degli Assi comandata da Francesco Baracca, pur operando ancora con la 77ª fino alla metà del mese successivo, periodo in cui consegue altre due medaglie d’argento al valor militare.
Al termine del conflitto è accreditato di 17 abbattimenti, su 20 richieste, in un totale di 465 missioni, tre medaglie d’argento, due di bronzo al Valor Militare ed una promozione per merito sul campo, da Tenente a Capitano.
Il 5 aprile 1916 decolla da Ferrara con il V.2 alle 22:30 per sganciare 600 kg di esplosivo, da 1.950 metri di quota, alle 02:00 del 6 maggio sul nodo ferroviario di Nabresina.
Il 25 maggio successivo sempre con in V.2 parte da Ferrara alle 20:45 e, dopo il malfunzionamento del terzo motore, decide di non entrare in territorio nemico ma di lanciare 16 granate-mina da 118 mm e 12 da 162 mm sulle difese e strutture di Punta Salvore rientrando a Ferrara alle 04:15.
Dal 1º luglio 1916 prende il comando del dirigibile M.9.
E’ stato il principale asso dell’aviazione italiana durante la prima guerra mondiale nel corso della quale gli vennero attribuiti 34 abbattimenti di aerei nemici, il numero più alto mai raggiunto da un aviatore dell’Aeronautica italiana.
Fu insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Rientrato in Italia nel luglio del 1915 all’8ª Squadriglia da ricognizione e combattimento su Nieuport-Macchi Ni.10, cominciò i voli di pattugliamento il 25 agosto con la 2ª Squadriglia da ricognizione e combattimento. Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 “Bébé” con il quale – in forza dal 1º dicembre alla 1ª Squadriglia caccia che diventa il 15 aprile 1916 70ª Squadriglia caccia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915.
Promosso capitano nel giugno 1916, rimase sempre nella stessa squadriglia, anche quando questa divenne la 70ª.
Sul suo aereo in onore alla sua Arma di appartenenza Baracca dipinse il cavallino nero rampante destinato a diventare una delle insegne più cara agli italiani (anni dopo la madre di Baracca consegnò quel simbolo a Enzo Ferrari e gli disse: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”).
Nel settembre 1917, con diciannove vittorie al suo attivo, era l’asso italiano con il maggior numero di abbattimenti, il 6 di quel mese venne promosso maggiore.
La 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo SPAD S.XIII e pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a trenta, ma subito dopo venne messo a riposo.
Il 19 giugno, dopo aver compiuto una missione, il trentenne Baracca rientrò al campo di Quinto di Treviso; lo SPAD S.XIII con cui aveva compiuto i primi voli della giornata aveva il rivestimento in tela delle ali e della fusoliera danneggiato, perciò egli decollò con il suo aereo di riserva, uno SPAD S.VII, per la quarta missione del giorno.
Altri due aerei della 91ª Squadriglia sarebbero decollati con lui, il giovane Osnago e il più esperto Costantini.
Al momento della partenza tuttavia si scoprirà che Costantini era già partito, lasciando a Baracca la sola scorta dell’inesperto Osnago.
Mentre i piloti erano impegnati in un’azione di mitragliamento a volo radente sopra Colle Val dell’Acqua, sul Montello, l’asso italiano venne abbattuto.
Verrà ritrovato qualche giorno dopo, il 23 giugno, dal capitano Osnago, compagno dell’ultimo volo, che su segnalazione dell’ufficiale Ambrogio Gobbi raggiunse le pendici del Montello (località “Busa delle Rane”) con il tenente Ranza ed il giornalista Garinei del Secolo di Milano.
Personaggio al quanto particolare, avvezzo all’alcool, caratteristica che non si concilia con il pilotare un velivolo solitamente. Ha scatti di ira difficilmente controllabili e utilizza un gergo più attribuibile ad un marinaio che ad un ufficiale della regia Aeronautica Italiana.
L’ISPIRATORE DEL PERSONAGGIO
Thomas Fitzpatrick
E’ conosciuto per i suoi due voli da ubriaco in cui, sorprendentemente, è riuscito a far atterrare l’aereo in mezzo alle strade di New York.
La prima di queste sue imprese risale al 30 settembre del 1956: il pilota, allora 26enne, stava bevendo in un bar di Manhattan alle tre del mattino quando qualcuno ha scommesso con lui che non sarebbe potuto arrivare lì dal New Jersey in 15 minuti, Fitzpatrick è andato in New Jersey, alla Teterboro School of Aeronautics, e ha rubato un aereo.
Senza luci e radio, lo ha guidato fino ai pressi del bar, alla St. Nicholas Avenue, vicino alla 191esima Strada, dove ha effettuato quello che è stato definito “un atterraggio impeccabile”.
L’impresa è ancora più stupefacente se si pensa che Fitzpatrick ha condotto l’aereo in mezzo a due file di macchine parcheggiate.
Il pilota se l’è cavata con una multa, visto che il proprietario dell’aereo ha rinunciato a fare denuncia.
Sarà forse anche per quello che, due anni dopo, il 4 ottobre 1958, Fitzpatrick ha ripetuto l’impresa.
Il proprietario di un bar non credeva al racconto del suo atterraggio in mezzo alla strada, e il pilota non ha esitato a dimostrargli che ne era totalmente capace.
La seconda volta, però, il giudice lo ha condannato a 6 mesi di prigione, per aver portato un oggetto rubato nella città. “Se fossi stato scosso per bene la prima volta, forse non sarebbe successo una seconda”.